La Commissione europea, nella sessione dell’11 dicembre 2025, ha aggiornato il quadro delle procedure di infrazione a carico dell’Italia. Il bilancio complessivo resta invariato a 69 procedure pendenti, di cui 55 per violazione del diritto dell’Unione e 14 per mancato recepimento di direttive, nonostante alcune chiusure.
Bruxelles ha infatti deciso l’archiviazione di due procedure: una relativa all’incompleto recepimento della direttiva sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi e un’altra legata alla mancata notifica delle autorità competenti in materia di riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia.
Contestualmente, sono state avviate due nuove procedure di infrazione. La prima riguarda il superamento dei valori limite di biossido di azoto negli agglomerati di Napoli-Caserta e Palermo, in violazione della direttiva sulla qualità dell’aria. La seconda concerne la non conformità della normativa italiana sul regime di incompatibilità per la professione di commercialista ed esperto contabile rispetto alla direttiva sui servizi.
Più rilevante è l’aggravamento di cinque procedure già pendenti, per le quali la Commissione ha adottato il parere motivato, ultimo passaggio prima del possibile ricorso alla Corte di giustizia. I casi riguardano l’interoperabilità dei sistemi di pedaggio stradale, il mancato recepimento della direttiva sulle fonti rinnovabili, i diritti degli azionisti in assemblea, il recepimento incompleto della normativa sui rifiuti e il mancato rispetto degli obblighi della direttiva Habitat in materia di catture accessorie di specie marine e di uccelli.
Dal punto di vista procedurale, la maggior parte dei dossier si colloca ancora nella fase di messa in mora, ma 14 procedure sono già al livello di parere motivato. Sul piano settoriale, l’ambiente si conferma l’ambito più critico con 24 procedure, seguito da affari economici e finanziari, lavoro, energia e trasporti. Un quadro che segnala progressi puntuali, ma anche ritardi strutturali ancora da colmare nel rapporto tra Italia e diritto dell’Unione europea.
Maggiori informazioni nella nota del Dipartimento per gli Affari Europei