Le imminenti elezioni Comunali riaccendono l’annosa polemica sugli immobili di proprietà del Vaticano esenti dalle imposte sulla casa a livello nazionale, ma soprattutto nella Città Eterna che registra un esteso patrimonio immobiliare gestito in varie forme dalla Chiesa. E’ cominciato così il balletto delle cifre, alimentato dai candidati alla carica di Sindaco. Ha fatto scalpore soprattutto la dichiarazione di Virginia Raggi del M5S: “Intendiamo recuperare 400 milioni di euro imponendo l’Imu alle strutture del Vaticano usate per esercizi commerciali”. Un annuncio elettorale dirompente, tra l’altro arrivato nel pieno dell’anno giubilare che, paradossalmente, coglie un’apertura fatta dallo stesso Papa Francesco a settembre scorso: “Un collegio religioso, essendo religioso, è esente dalle tasse, ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte». Un’affermazione importante e gravida di rilevanti conseguenze. Nella Città Eterna, infatti, il Vaticano gestisce quasi trecento «case per ferie» di proprietà di enti religiosi che affiancano alberghi e B&B, svolgendo attività anche commerciale. Circa settecento appartamenti, quasi sempre in centro, fanno invece capo alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Alcuni sono gestiti come affittacamere o B&B di lusso dai privati che li hanno presi in affitto da Propaganda Fide. Ma, nell’autunno dello scorso anno, la Congregazione ha recplicato alle accuse di evadere l’Imu sulle sue case, ricordando che gli immobili «vengono concessi in locazione nel rispetto della legislazione italiana vigente, e che su tutti vengono regolarmente pagate le imposte in Italia”. A Roma, nel 2014, Propaganda Fide ha pagato 2.169.200 euro di Imu. A sollevare il problema sulle “case per ferie” era stato invece l’estate scorsa il segretario dei Radicali Riccardo Magi, che da consigliere comunale aveva rilevato un certo caos nel pagamento delle imposte dovute al Campidoglio: se il 40% delle 246 congregazioni che gestiscono “hotel religiosi” pagava regolarmente l’Imu, molte altre invece risultavano del tutto sconosciute al fisco.
In altre parole, una questione spinosa e controversa. Sembrerebbe alquanto esagerata, pertanto, la stima dei 400 milioni di presunto gettito da recuperare imponendo la tassa al di là del Tevere. Anche a livello nazionale le cifre non sono ben definite. Le entrate garantite dall’Imu sugli immobili commerciali targati Vaticano dovrebbero attestarsi su una cifra che varia dai 500 milioni di euro al miliardo. Uno scostamento mica da poco!