Mentre in Francia il Psg vince il campionato, la ligue1, con nove giornate d’anticipi andando a sconfiggere il Troyes, l’ultima in classifica, con un perentorio e mortificante per 9 a 0, e in Spagna c’è il dominio assoluto del Barcellona, in Italia, apparentemente, sembra tutto ancora in bilico. Le prime tre della classifica, Juventus, Napoli e Roma, in ordina di classifica, volano a vele spiegate verso l’ennesima vittoria. A nove giornate dalla fine, la realtà dice, invece, che i bianconeri sono la squadra più forte e difficilmente perderanno punti nel proseguo del campionato. Anzi tra qualche settimana vi sarà lo scontro diretto tra Roma e Napoli che sancirà definitamente chi lascerà la corsa verso la vetta del Campionato.
L’unica che può ancora dire qualcosa, in chiave champions, è l’Inter che si gioca contro la Roma, la settimana prossima, le ultime chance verso l’Europa che conta.
Insomma è quasi una noia il calcio italiano, seppur quest’anno vi sia stato un grande miglioramento in termini di gioco. Ciò che risulta alla cronaca dei vari media è, invece, le crisi che attraversano piazze come Torino, Palermo e Udine. Fino ad ora erano delle oasi felice dove si poteva fare calcio in tutta tranquillità.
Il tracollo degli ultimi mesi ha fatto degenerare la situazione posizionandole verso la parte basa della classifica e generando un dissenso continuo. E’ di ieri, per esempio, che la sconfitta dell’udinese ha prodotto un forte malcontento della tifoseria verso i propri beniamini; questi, una volta sotto la curva, sono stati insultati in continuazione e quando il capitano, Danilo, ha osato ribellarsi al cospetto della protesta, gli animi si sono surriscaldati. Il tutto nella cornice del nuovo stadio, super moderno e dai mille colori. Spesso nel recente passato si diceva che i vecchi stadi erano così fatiscenti da generare disagio e favorire gli incidenti, la verità che nel mondo del calcio manca la cultura del saper perdere. E’ inimmaginabile che i giocatori di una squadra vogliano perdere apposta. Si perde e si vince tutti assieme. Sembra retorica, ma la realtà ci dice che lo sport più amato dagli italiani manca della cultura della sconfitta e del rispetto dell’altro.
In Inghilterra queste dinamiche sembrano essere superate dagli anni ottanta, dopo decenni di violenza targata hooligans. Ma nel regno c’era la voglia di debellare tale fenomenologia. E a proposito di premier League, piace constatare l’esistenza di una favola, in vetta alla classifica, che parla tutto italiano: il Leicester di Claudio Ranieri si avvia alla volata finale che potrebbe portare una squadra non favorita alla conquista del campionato più ricco al mondo. Una favola dal marchio inconfondibile del tecnico romano. Perché il calcio sa regalare ancora queste emozioni che lo rendono unico nel suo genere.