La Banda ultralarga di proprietà pubblica in fibra ottica, di cui si discuteva da tempo, ha ricevuto il via libera grazie all’accordo raggiunto l’altro ieri fra lo Stato e le Regioni che dovranno gestire i 3,5 miliardi di euro necessari per costruire la rete entro il 2020. Rete che interesserà 7.300 Comuni, abitati da 18 milioni di cittadini, che rientrano nelle zone svantaggiate del Paese nelle quali gli operatori non intendono investire in fibra. Sarà lo Stato a installare la rete affidandone successivamente alle Regioni la proprietà. Gli operatori potranno usufruirne, in affitto, per offrire servizi agli utenti.
L’impasse, che ruotava intorno alla ripartizione dei cospicui fondi, si è sbloccato a seguito di una riunione fra la Conferenza delle Regioni e la Commissione Agenda Digitale. La ratifica formale dell’intesa è avvenuta ieri, 11 febbraio, durante la seduta della Conferenza Stato-Regioni convocata a Roma.
La dotazione prevista comprende 1,557 miliardi di euro del Fondo Sviluppo e Coesione, cui si aggiungono 1,6 miliardi di fondi europei regionali e 233 milioni di fondi Pon in cinque Regioni meridionali, esclusa la Sardegna. Il Governo è intenzionato a dirottare i fondi disponibili prevalentemente al Centro-Nord, area rimasta indietro proprio rispetto al digital divide di alcune zone periferiche e montane. Scelta che, inizialmente, ha incontrato le resistenze del Sud, che temeva di essere penalizzato giacchè il Fondo di Coesione gli attribuiva l’80% delle risorse. “La soluzione trovata è che il Sud anticipa queste risorse al Centro-Nord, nell’immediato, per fare la banda ultra larga. Ma il Governo s’impegna a restituirle più avanti nell’ambito del più ampio Fondo sviluppo e coesione da 34 miliardi di euro (dove la banda larga è solo uno dei tanti settori)”, ha chiarito Paolo Panontin, presidente della Commissione Agenda digitale. “Abbiamo lavorato a una buona intesa – gli ha fatto eco Loredana Capone, assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia – che salvaguarda le Regioni del Sud e conferma il principio, stabilito dalle norme che regolano il Fondo Sviluppo e Coesione il quale ripartisce le risorse secondo la percentuale 80/20 a favore delle Regioni del Mezzogiorno”.
Ratificato l’accordo, si procederà ora a notificare il Piano alla Commissione Ue e successivamente partiranno i lavori nelle zone designate. La nuova rete, se tutto andrà come da cronoprogramma, dovrebbe essere attiva e aperta agli operatori a partire dal 2017.