Lo scorso anno i prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa (-0,1%) come media nei 12 mesi. A rilevarlo è l’Istituto nazionale di statistica, che sottolinea altresì: “Non accadeva dal 1959, quando la flessione fu pari a – 0,4%”. E’confermato anche il “salto” dei prezzi registrato a dicembre 2016, con +0,5% sull’anno (+0,4% sul mese), con l’aumento maggiore a partire da maggio 2014. Nessuna delle maggiori città italiane, inoltre, è stata in deflazione da dicembre 2016. I dati definitivi dell’Istat mostrano che, tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome presi in esame, 18 su 19 hanno registrato un aumento dei prezzi su base annua (a novembre erano 10). L’unica esclusa è Roma, dove i prezzi sono apparsi stabili. Bolzano +1,4% e Trieste (+1,2%) sono state le città in cui i prezzi hanno registrato gli incrementi maggiori. A seguire troviamo Aosta, Napoli e Milano (tutte e tre con +0,8%), il capoluogo lombardo in particolare ha fatto registrare un’inversione di tendenza rispetto a novembre (era -0,1%). Poi troviamo Cagliari e Venezia (+0,7%), Trento e Genova (+0,6%). Come viene naturale pensare, ad essere maggiormente colpite sono le famiglie già in difficoltà. Per valutare i diversi effetti dell’inflazione in base ai livelli di consumo, l’Istat ha suddiviso le famiglie in cinque ambiti, a seconda della loro spesa mensile. Nella prima fascia troviamo i nuclei con la spesa più bassa e nell’ultima quelli con la spesa maggiore. Dall’analisi i prezzi, nella media dello scorso anno, sono risultati in calo dello 0,5% per la prima fascia, dello 0,3% per la seconda e dello 0,1% per la terza. Nella quarta fascia sono rimasti invariati e sono invece saliti dello 0,1% nell’ultima. Le ragioni di questo andamento sono probabilmente da trovare nel crescente peso dell’aggregato energia per le famiglie con minore capacità di spesa.
L’Istat ha sottolineato che “in media, nel 2016, per le famiglie con minore capacità di spesa la variazione dei prezzi al consumo, misurata dall’indice Ipca, è stata negativa (-0,5%), mentre per quelle con maggiori capacità di spesa è risultata positiva e pari a +0,1%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,4% su base annua. La variazione media annuale relativa al 2016 è negativa e pari a -0,1%, lo stesso valore registrato nel 2015”.