L’Unione Europea è pronta a mettere in campo misure significative per aiutare l’Italia in questo difficile frangente, dando seguito alla promessa di Jean-Claude Juncker che ieri ha dichiarato: “Faremo tutto quanto possiamo per soccorrere le popolazioni bersagliate dall’ennesimo terremoto”. “Assicuriamo solidarietà alla nazione italiana”, ha poi scritto il presidente della Commissione in una lettera al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. In cosa consistono queste importanti misure annunciate? Esclusione dal Patto di Stabilità delle spese direttamente legate al terremoto aiuti finanziari per ospitare gli sfollati e ricostruire alcune infrastrutture essenziali e offerta immediata di assistenza alla protezione civile per gestire l’emergenza. In una telefonata con Sergio Mattarella, l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha spiegato che la Ue «si è subito mobilitata con l’offerta di aiuti» ed è pronta a fare molto di più. Ma tocca al Governo italiano compiere i passi necessari per ottenere la solidarietà dell’Unione. Sin dalla prima mattina il commissario responsabile della gestione delle crisi, Christos Stylianides, ha attivato il Centro di coordinamento di risposta alle emergenze che, su richiesta italiana, ha mappato con i satelliti del sistema Copernicus i danni delle zone colpite. Il Governo italiano ha così la possibilità di investire da subito il Meccanismo europeo per la protezione civile, che permetterebbe di coordinare gli aiuti provenienti da altri paesi e di cofinanziare spese di trasporto di materiali e di personale. I contatti sono proseguiti per tutta la giornata. Ma la Protezione civile italiana ha informato Bruxelles che «almeno per il momento non è necessaria assistenza internazionale”.
L’aiuto finanziario più sostanzioso dovrebbe venire dal Fondo Ue di solidarietà, attraverso il quale la Commissione può cofinanziare la ricostruzione rapida di infrastrutture essenziali (energia, acqua, trasporti, telecomunicazioni, sanità, scuole), l’alloggiamento temporaneo della popolazione e l’intervento dei servizi d’emergenza, la messa in sicurezza di dighe, la protezione di monumenti e le operazioni di pulizia. Ovviamente, bisogna rispettare alcune condizioni: se considerato disastro «maggiore» (cioè nazionale), i danni diretti del terremoto devono superare i 3,3 miliardi; se ritenuto «regionale», devono eccedere l’1,5% del Pil regionale. Creato nel 2002, il Fondo è già stato usato – tra l’altro – per i terremoti in Abruzzo (493 milioni forniti dalla Commissione su oltre 10 miliardi di danni diretti) e in Emilia Romagna (670 milioni su 13 miliardi spesi dall’Italia). Tra sismi e alluvioni, in 14 anni l’Italia ha beneficato complessivamente di 1 miliardo e 318 milioni dal Fondo. Il Governo ha 12 settimane dal giorno del terremoto per quantificare in modo preciso i danni diretti e richiedere le risorse al Fondo Ue di solidarietà, che devono essere approvate dall’Europarlamento e dai Governi dei 28. Il rischio che le spese direttamente legate al terremoto possano portare a una procedura per deficit eccessivo contro l’Italia è escluso, spiegano diverse fonti della Commissione. Le risorse pubbliche per gestire l’emergenza sono considerate «una tantum» e quindi non rientrano nell’aggiustamento strutturale di bilancio richiesto dal Patto di Stabilità. Un documento della Commissione del 5 luglio scorso sulle linee guida per applicare il Patto sono chiare: gli obiettivi di bilancio degli Stati membri sono «aggiustati per tenere conto di eventi di ampia scala che richiedano una risposta finanziaria, come i disastri naturali».