“Siamo ripartiti dalle periferie di Torino e abbiamo annunciato che entro il mese di ottobre presenteremo un protocollo per il rilancio e la riqualificazione di tutti i quartieri della nostra città”. E’ l’annuncio più importante, reso durante il discorso d’insediamento, da Chiara Appendino in qualità di neo Sindaco di Torino, che ha poi aggiunto: “E’ più complesso ripartire dalle periferie esistenziali, quelle nelle quali ciascuno di noi può scivolare o si può rifugiare nei momenti di smarrimento. Il nostro dovere di amministratori sarà rimettere al centro ogni torinese, in particolare i più fragili, per far sentire loro che la città, la loro città, è a loro vicino. Non abbiamo l’illusione di poter cambiare la realtà con una delibera, di risolvere una volta per sempre la povertà oppure la solitudine, ma abbiamo il dovere di dedicare ogni nostra energia affinché ciascuno si senta parte di questa comunità. Coinvolgeremo in questo grande progetto – ha promesso – tutte le istituzioni locali, quelle nazionali ed europee, l’università e il Politecnico, ma anche tutti i soggetti della società torinese, come l’arcidiocesi, la comunità islamica, le chiese ortodosse e i credenti di ogni fede”. Non poteva mancare, a questo punto, una citazione dotta a corredo dell’ispirato discorso: “Nessuno uomo è un’isola. Sarà un lavoro collegiale – ha spiegato l’Appendino – con ciascuno di voi che siederà in quest’Aula, al di là delle parti politiche, per dimostrare che il prossimo non è nostro nemico, che non siamo in pericolo se usciamo da noi stessi per andare a incontrarlo, a maggior ragione in un periodo come l’attuale in cui dilaga egoismo e particolarismo”.