Città in pericolo. E’ il quadro preoccupante che esce da Ecosistema Rischio 2017, il rapporto redatto da Legambiente sulle attività dei Comuni per ridurre il rischio idrogeologico. Un rapporto che si basa su un questionario che ha interessato 7145 Comuni; Dalle risposte pervenute, che sono state 1462, emergono città dove vi sono interi quartieri costruiti in aree a rischio continuo. In termini di numeri sono poco più di 7 milioni le persone a rischio. Sono numeri che disarmano e lasciano basiti.
Nel 70% dei Comuni intervistati vi sono abitazioni a rischio continuo. Addirittura nel 27% di questi, vi sono interi quartieri in situazione di criticità. Non da meno, ovviamente, scuole e ospedali. Anche se in misura minore, si trovano a rischio nel 15% dei casi. Negli ultimi dieci anni più di un centinaio di Comuni hanno costruito quartieri e case in aree vincolate. Più di un migliaio dei Comuni, tra quelli intervistati, operano regolarmente in manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua che attraversano i propri centri; un dato importante, salvo però, nel contempo, evidenziarsi un aumento di quei Comuni che hanno cementato i corsi d’acqua che attraversano i propri centri abitati, generando, così, a cascata, una sorta di bomba ad orologeria con delle nuove urbanizzazioni.
Nel periodo analizzato, 2010/2016, le inondazioni nel territorio italiano hanno determinato la morte di circa 150 persone e l’evacuazione di circa 40 mila. Una cifra impressionante che corrisponde ad una città media del belpaese. In ogni caso più del 80% dei Comuni hanno operato in direzione di un proprio piano di emergenza in caso di frana o alluvione. Ed ancora, solo il 4% dei Comuni intervistati ha delocalizzato le abitazioni costruite in zone a rischio. Questo nonostante la presenza di fondi da parte dello stato, nello specifico del ministero dell’Ambiente, destinati ai Comuni.
In tutto questo, la Capitale d’Italia, Roma, è la città considerata a più alto rischio alluvione tra le città europee. Un triste record per la città eterna che si materializza a cominciare dal Tevere, un fiume senza alcuna manutenzione e con la presenza di un abusivismo selvaggio senza precedenti. I cittadini romani interessati da queste problematiche sono circa trecentomila. Un numero impressionante. A parte la dietrologia, è bene evidenziare che forse in Italia basterebbe perseguire politiche di prevenzione ed abbandonare la continua emergenza a cui gli Enti Locali sono costretti a perseguire. Basterebbe poco, o no?