L’età media degli automezzi italiani per il trasporto merci è di quasi 14 anni e oltre il 63% dell’intero parco mezzi è di categoria inferiore all’Euro 4. Sono questi alcuni dei dati del Mit, messi in evidenza al Salone dei trasporti e della logistica attualmente in programma a Verona.
“Con questi veicoli – ha detto il vicepresidente Confcommercio-Conftrasporto e presidente della Federazione degli autotrasportatori italiani, Paolo Uggè, intervenendo alla kermesse – è impossibile che i nostri vettori possano adeguarsi alla recenti normative comunitarie in materia ambientale (dir. 2016/2284 e nuova intesa tra Parlamento europeo e Consiglio del 18 febbraio 2019), che prevedono la riduzione del 15% delle emissioni inquinanti entro il 2025 e del 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2018. Oltretutto le maggiori città italiane stanno sempre più emanando provvedimenti che vietano l’ingresso nei centri urbani dei veicoli diesel inferiori alle categorie euro4, che comunque – ha aggiunnto Uggè – hanno già più di dieci anni di vita. Continuando di questo passo sarà impossibile, per molte imprese di autotrasporto, soprattutto quelle monoveicolari o con un parco disponibile ridotto, continuare a lavorare. Chiediamo quindi, ancora una volta, al Governo – ha sottolineato il presidente della Federazione degli autotrasportatori italiani – di adottare politiche di concreto sostegno per il rinnovo del parco circolante italiano, con la rottamazione dei vecchi automezzi inquinanti, verso i nuovi modelli di autoveicoli ecologici, dotati inoltre dei più moderni sistemi di sicurezza stradale, quali ad esempio la frenata assistita (sistema di sicurezza attiva che riduce il rischio di tamponamento) e l’anti-svio (sistema di avvertimento di abbandono involontario di corsia). Il Governo preveda che anche tutte le misure di incentivo per il settore siano caratterizzate da una progressiva correlazione con le classi Euro di emissione – ha concluso -. Avremo così un rinnovo graduale e rapido del parco circolante”.
Il quadro strategico al 2030 per il clima e l’energia include l’obiettivo di ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra dell’Unione rispetto ai livelli del 1990. Tutti i settori dovranno quindi impegnarsi al massimo se si vuole raggiungere questo obiettivo e se si vogliono evitare i costi e le conseguenze gravi dei cambiamenti climatici. E in questo quadro il settore dei trasporti su strada è di importanza fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra decarbonizzando l’economia europea. Il trasporto di merci su strada è essenziale per lo sviluppo degli scambi e del commercio. Gli autocarri muovono il 70% circa delle merci trasportate via terra, che assicurano quindi servizi pubblici essenziali. Il trasporto di merci e persone su strada è costituito in gran parte da piccole e medie imprese (Pmi): si tratta di oltre 600.000 imprese in tutta l’Unione che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone. Altri 3,5 milioni di cittadini sono poi occupati nella produzione, riparazione, vendita, noleggio e assicurazione di camion. Le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, ossia autocarri, autobus e pullman, rappresentano il 25% degli inquinanti del trasporto stradale nell’Ue, ma a tutt’oggi non sono regolamentate a livello unionale, una lacuna che pone diversi problemi.
Secondo le stime di Bruxelles, senza un preciso intervento le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti aumenteranno da qui al 2030, a causa della crescita delle attività di trasporto. La proposta sui livelli di prestazione in materia di emissioni di anidride carbonica dei nuovi veicoli pesanti contiene una misura integrativa unionale sul versante dell’offerta che si propone di rimuovere gli ostacoli di mercato e perseguire gli obiettivi principali: ridurre le emissioni di CO2 del settore dei veicoli pesanti, in linea con i requisiti della politica dell’Ue in materia di clima e dell’accordo di Parigi, riducendo allo stesso tempo, l’inquinamento dell’aria nei centri urbani; promuovere la riduzione dei costi di esercizio degli operatori dei trasporti, per la maggior parte Pmi, e più in generale dei costi di trasporto dei consumatori, in funzione delle ricadute delle economie di carburante; preservare la posizione di punta dei costruttori di veicoli pesanti e dei produttori di componenti dell’Ue in ambito tecnologico e dell’innovazione.