In genere questa tipologia di statistiche furoreggia l’otto marzo. Tutti i quotidiani pubblicano dati sui traguardi ottenuti dalle ‘donne’ in qualsiasi campo dello scibile umano per poi seppellire e nascondere nella restante parte dell’anno qualsiasi numero che indichi come la parità di genere, almeno nel nostro Paese, sia un obiettivo ancora lontano.
È necessario premettere, tuttavia, che dai tempi di Ninetta Bartoli, sindaco di Borutta, di acqua sotto i ponti ne è passata: negli ultimi 30 anni il numero di donne sindaco è cresciuto più di sette volte, passando dai 145 comuni amministrati nel 1986 ai 1.097 del 2016, con un incremento di 31 unità (da 1066) rispetto al 2015. In generale, i municipi che nell’ultimo trentennio di tempo sono stati amministrati almeno una volta da una donna sindaca sono 2.752, in pratica un terzo dei comuni (il 34,4%) ha avuto nel suo recente passato una donna al vertice dell’amministrazione. Sempre poco, comunque, se si considerano gli ultimi dati.
Solo il 14,1% dei sindaci italiani è donna. In Campania si tocca il minimo regionale, con appena 5 fasce tricolore su 100 indossate da ‘prime cittadine’. La percentuale più alta si registra invece in Emilia Romagna, dove si arriva al 21,2% . I dati sono contenuti nell’annuario statistico dell’Istat ed elaborati dall’Adnkronos. Su un totale di 7.799 sindaci in carica, ad agosto 2016, le amministratrici sono 1.097 contro 6.702 amministratori.
La suddivisione per macro aree mostra che al nord si concentra il 68,9% delle sindache (756), al sud e isole il 19,7% (216), e il restante 11,4% amministra città del centro (125). In numeri assoluti risulta la Lombardia la regione con il maggior numero di donne chiamate a gestire gli enti locali (257), che da sola riunisce il 23,4% delle sindache italiane. Esaminando i dati rispetto alla componente maschile emerge che al nord le sindache sono il 17,6% del totale, la centro il 12,9% e al sud (isole comprese, l’8,8%.
La ripartizione per dimensioni della città mostra un’ulteriore riduzione della presenza femminile: nelle amministrazioni con più di 15.000 abitanti la presenza delle prime cittadine scende all’11,5%, che arriva addirittura al 3,9% al sud. In valori assoluti su un totale di 685 comuni che superano la quota di 15.000 abitanti, quelli affidati alle donne sono 79 in tutto. Nelle regioni del mezzogiorno si trovano 180 città che superano la soglia e, di questi, solo 7 sono amministrati da una donna.