Il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio delle Province di Parma e Piacenza. La proposta è arrivata direttamente dal presidente Paolo Gentiloni in conseguenza della crisi idrica in atto, dovuta a un lungo periodo di siccità che si protrae dall’autunno 2016. Negli ultimi giorni poi le temperature elevate e gli abbondanti afflussi turistici, hanno aggravato la situazione a causa del considerevole aumento del consumo di acqua potabile e non.
Anche altre regioni sono state costrette a chiedere lo stato di emergenza: la Sardegna ha chiesto lo stato calamità naturale per la siccità. Sulla sua scia si è posizionata la Regione Toscana, anch’essa duramente colpita dal fenomeno della siccità, e poi l’Emilia Romagna che ha già deliberato sulla crisi idrica, infine il Friuli Venezia Giulia.
La Coldiretti aveva già segnalato da tempo le criticità alle quali sarebbe andata incontro l’intera penisola a causa del caldo anomalo registrato nella primavera 2017. Gli agricoltori, ha fatto sapere, devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, sono a rischio dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche girasoli, i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici dal grana padano al parmigiano reggiano fino alla mozzarella di bufala. Lo stress da caldo ha colpito anche gli animali nelle fattorie dove le mucche che con le alte temperature stanno producendo fino al 20 per cento circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, secondo il monitoraggio della Coldiretti nelle stalle dal quale emerge che in certe zone manca anche l’acqua e sono entrate in funzione le autobotti per il rifornimento degli abbeveratoi. La situazione più difficile è nella pianura padana, dove si concentra la maggioranza degli allevamenti italiani e dove sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura.