Entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare il decreto delega che fisserà i principi per una nuova riforma della semplificazione legislativa e l’alleggerimento degli oneri burocratici. Nel primo caso, potrebbe esserci una complessiva revisione dei principi fondamentali della legislazione concorrente. Ovviamente non una riforma delle materie spettanti a Comuni e Regioni, in quanto non si tratta di una riforma del Titolo V della Costituzione, ma piuttosto un ritocco generalizzato per eliminare le norme obsolete e accorpare i ‘doppioni’. Si va dai temi che riguardano la famiglia (adozioni e disabilità) alle infrastrutture, dal sistema tributario alla tutela della salute fino alla sicurezza sul lavoro. Potrebbero anche essere rivisti i codici che riguardano l’agricoltura, la pesca e in generale i prodotti agroalimentari.
Il secondo capitolo sulla burocrazia, come detto, riguarda i cosiddetti “oneri” legislativi, cioè il numero di autorizzazioni da presentare per svolgere o aprire alcune attività. Numero che si punta a ridurre drasticamente. E’ possibile, quindi, che ancora una volta si rimetta mano alla Scia – la certificazione d’inizio attività – e all’istituto del silenzio assenso, entrambi già rivisti dai Governo Renzi-Gentiloni. Un provvedimento – riferiscono fonti di Governo – che punta alla “liberalizzazione” di molte attività private legate, ad esempio, al commercio o ai piccoli interventi edilizi. Per snellire le procedure si pensa anche a costituire un referente unico che raccolta tutte le richieste – una specie di “sportello” nazionale a cui presentare le istanze – e a rivedere i moduli di Regioni e Comuni.
Non meno importante il capitolo sull’edilizia libera. Un intervento consistente riguarderà anche questo settore, con un allargamento dei casi a cui potrà essere applicata la disciplina semplificata. Non solo, ritocchi sono previsti anche per le stazioni appaltati e la documentazione amministrativa da convertire tutta in formato digitale, con conseguenti controlli dei siti delle amministrazioni pubbliche. Questi dovranno essere accessibili per chi si muove nel settore dell’edilizia e degli appalti, con il rischio di dover risarcire coloro che trovano evidenti difficoltà nel presentare le domande o adempiere ai doveri burocratici.
Un altro capitolo riguarda il recepimento delle direttive Europee. Per le prime, si fissa un divieto perentorio: nel recepire le leggi di Bruxelles in Italia, il Parlamento non potrà prevedere “livelli di regolazione” superiori a quelli minimi richiesti dalle stesse direttive.