Fino all’8 marzo 2020, data d’inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano positivi ovunque, con numeri in crescita, dalle metro all’alta velocità. Ma con la pandemia, la riduzione degli spostamenti e le limitazioni al riempimento massimo per garantire il distanziamento, a pagare i disagi maggiori sono i pendolari delle linee peggiori d’Italia che, purtroppo, si confermano senza miglioramenti. Il Next Generation EU potrebbe rappresentare la svolta per un trasporto su ferro sostenibile, se le risorse europee disponibili fossero accompagnate da una chiara e puntuale visione di obiettivi, riforme e investimenti che da qui al 2030 guardino in primo luogo agli spostamenti nelle aree urbane e alla rete ferroviaria del Sud. Una visione che finora è mancata, come evidenzia il rapporto Pendolaria 2021 presentato da Legambiente. Un studio che guarda al futuro, facendo il punto sullo stato presente delle cose e sulle prospettive possibili e auspicabili.
In particolare, il report segnala che il nuovo programma europeo può essere davvero una svolta per il trasporto su ferro nel nostro Paese. In primo luogo, per l’impostazione, che rappresenta una vera discontinuità per l’Italia. Gli interventi dovranno accelerare la decarbonizzazione del settore e rispettare il principio del do no significant harm (dunque non arrecare danni significativi all’ambiente), avere un impatto occupazionale positivo e rispondere ai criteri europei della tassonomia. In sostanza, la realizzazione di grandi progetti stradali o autostradali sarebbe automaticamente esclusa. Ma importante è anche l’entità delle risorse, considerando che nella bozza di Recovery Plan italiano ai trasporti sono destinati oltre 35 miliardi di euro. Inoltre, e forse più significativo, al nostro Paese è chiesto di presentare un programma di riforme per fare in modo che qui come negli altri settori strategici, questa prospettiva sia accompagnata da interventi normativi che permettano di dare continuità a investimenti e innovazioni nel servizio.
La bozza approvata dal Consiglio dei Ministri il 12 Gennaio, e inviata alla Camera, prevede infatti di destinare complessivamente 7,55 miliardi di a interventi che riguardano il trasporto locale sostenibile, le ciclovie e il rinnovo del parco rotabile, ma soprattutto 28,3 miliardi per interventi che riguardano “Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0”, nell’ambito della missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile). Nell’elenco degli interventi previsti manca il dettaglio della divisione delle risorse, ma si trova una descrizione di massima, da cui si comprendono l’impostazione e i possibili risultati. Inoltre, si chiarisce che queste risorse sono in parte aggiuntive e in parte sostitutive – anche perché le risorse europee sono in prevalenza dei prestiti a tassi agevolati – e la selezione degli interventi ha portato a individuare progetti che dovranno essere appaltabili entro il 2023 e completati entro il 2026.
Fonte: Legambiente