Padova ha un centro storico bellissimo, con i suoi borghi, i portici e le piazze. Ma non solo, la città del Santo senza nome, del Prato senza erba e del Caffè senza porte reitera la sua peculiarietà nei diversi quartieri nei quali si raccoglie e palpita la vita sociale, culturale, economica della comunità cittadina. Dei quartieri è importante comprendere le problematiche attuali individuando criticità e le attese dei cittadini dalla viabilità alla sicurezza, dalle aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili protetti alle infrastrutture. Un’identità residenziale e commerciale che va rispettata e favorita con le giuste misure, tanto che a livello programmatico si pensa ad un “centro ideale” in ciascun quartiere, con nuclei culturali autonomi, aggreganti, strutture scolastiche e sportive adatte allo sviluppo demografico in una relazione di continuità tra centro e cintura extraurbana. Prima dell’estate è stato presentato il masterplan per Padova città intelligente e connessa, che prevede una “metropolitana leggera” per collegare la stazione all’area Stanga, Zip e Sfmr. Il piano è stato presentato da Confindustria Padova servizi innovativi e tecnologici (Sit) e dall’Associazione patavina Soft City per una città all’avanguardia per efficienza ed accessibilità. Cinque i progetti cantierabili a breve termine: smart mobility; economy; living; environment; government. La prima a dichiararsi pronta ad investire nella crescita di Padova come città intelligente è la Camera di Commercio, che in maggio ha annunciato l’intenzione di destinare 10 milioni di euro per finanziare i progetti presentati da Confindustria e dedicati alla Soft City.
Ma Padova è anche una città d’acqua e una eventuale navigabilità, potrebbe ridurre il traffico su gomma collegando la zona industriale con l’Adriatico. La nuova interpretazione varrebbe altresì come canale scolmatore, ossia di salvaguardia dalle ricorrenti alluvioni. Uno dei più fervidi sostenitori del rilancio dell’idrovia è Nicolò Calore, consigliere comunale della Giunta Bitonci, che dice: “Il progetto dell’idrovia ha radici lontane, ma io – afferma – ne sottolineo l’attualità con la funzione di canale scolmatore per la messa in sicurezza di questa parte del territorio veneto, per ritrovare un diverso fluire del tempo e beneficiare appieno della bellezza paesaggistica. E’ dal 1920 che non sono più stati realizzati interventi significativi in questo ambito ed oggi, soprattutto dopo l’alluvione di sei anni fa, è necessario un cambio di direzione. Ovviamente questo progetto ha davanti a sé un percorso lungo ed articolato, ma credo sia fondamentale investire sulle opere idrauliche per la sicurezza del territorio appunto, come pure per incentivare il turismo sostenibile. Mi piace pensare che tra qualche anno un ragazzo o una ragazza alla soglia dei 14 anni possa desiderare un sandolo o una mascareta anziché uno scooter”.
A Padova l’anello fluviale ciclabile si sviluppa prevalentemente su terreno sterrato con lunghi tratti alberati. Il percorso via terra è di una cinquantina di chilometri, totalmente pianeggianti, che in bicicletta si compiono senza troppa fatica. E’ anche possibile affrontare solo alcuni tratti, o combinare alcuni anelli con vari percorsi. Le zone erbose, come gli argini lungo il Brenta tra Limena e Ponte Vigodarzere sono particolarmente adatti al nordic walking.
A Terranegra, dal parco “delle energie rinnovabili” La Fenice, vi è un percorso che incontra l’argine Scaricatore-Roncajette e da qui si collega con il parco Iris al Forcellini, a due passi dal centro di Padova.
E’ possibile intraprendere il giro completo dell’anello fluviale da diversi inserimenti che corrispondono ad importanti ponti della viabilità stradale.
Lungo il percorso si trovano antiche ville e la grande, solida, Certosa di Vigodarzere, che si mostra orgogliosa del suo aulico passato quanto ombrosa per l’attuale stato di trascuratezza.