Sembra più vicino lo sblocco dei contratti dei dipendenti del pubblico impiego e delle loro retribuzioni, ferme dal 2009. Ma la bella notizia riguarderebbe solo i lavoratori con redditi al di sotto dei 26mila euro. E i sindacati promettono battaglia, mentre il ministro Madia smentisce.
“Mai detto aumenti solo a chi sta sotto i 26.000 euro. Ho detto che chi ne guadagna 200.000 può aspettare”. Così il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, rispondendo via Twitter a indiscrezioni pubblicate da Repubblica, sul tema dei rinnovi contrattuali nel pubblico impegno.
Nelle ultime dichiarazioni in materia, rilasciate da Madia la scorsa settimana, si ribadiva infatti la necessità di “sostenere prima i lavoratori che hanno subito di più la crisi” mentre, appunto, “chi guadagna 200 mila euro l’anno può aspettare”. Nell’atto di indirizzo che il ministero della P.a. invierà all’Aran dopo la ratifica in Consiglio dei ministri dell’accordo sui comparti (forse già questa settimana) non ci sarà, come noto, un’indicazione su alcuna soglia ma solo il principio per cui occorre prima occuparsi di chi ha uno stipendio più basso. Saranno poi le parti (Aran e sindacati) a individuare il meccanismo attraverso cui distribuire le risorse ai 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Un budget che per ora è pari a 300 milioni per il comparto centrale a cui se ne dovrebbero aggiungere altrettanti per il resto del pubblico impiego. Il rinnovo sarà per il triennio 2016-2018, quindi molto dipenderà anche da quanto sarà stanziato nella prossima legge di Stabilità. Comunque sia resta il concetto di favorire le buste paga più leggere e per non porre steccati, divisioni nette tra le fasce, si potrebbe ricorrere a una distribuzione proporzionale delle risorse, secondo una formula che graduerebbe gli aumenti in misura inversa rispetto al reddito. Altrimenti, visto l’accento sul criterio della ‘priorità’, sempre secondo quanto appreso nei giorni scorsi, si potrebbe ricorrere a un sistema di turnazione. Tutto sarà più chiaro dopo l’atto di indirizzo e la convocazione delle parti (si pensa nel mese prossimo).