Il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano, è stato audito dalle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato sulle linee del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”. È stata l’occasione per affermare che la coesione territoriale è la priorità del progetto per l’Italia. E per fare il punto su tutti i fondi aggiuntivi di investimento destinati al Sud dal 2021 al 2027.
A fronte della quota di aiuti (grants) del Recovery, pari a circa 65 miliardi, che almeno per il 34% devono essere destinati al Sud (anche se deve prevalere l’analisi dei fabbisogni di investimento che, in alcuni settori, penso alle infrastrutture, è anche superiore), nelle pieghe del negoziato europeo l’Italia ha ottenuto una quota di risorse per la coesione senza precedenti. Sulla base delle stime di riparto e delle interlocuzioni con la Commissione, avremo complessivamente una quota di 43 miliardi di fondi strutturali europei per il ciclo 2021-2027, a cui vanno aggiunti il cofinanziamento regionale e nazionale che, parametrato al ciclo precedente, attiverebbe una quota di risorse per programmi operativi nazionali e regionali di circa 80 miliardi di risorse fresche.
La gran parte è destinata allo sviluppo del Sud, una mole senza precedenti. Dalla quota di aiuti del Recovery (escluso i prestiti, loans) avremo “almeno” 25 miliardi, e la gran parte dei 10 miliardi di React-Eu. Dai fondi strutturali (con il cofinanziamento), secondo il riparto attuale, circa 52 miliardi. Al Mezzogiorno è destinato l’80% del Fondo Sviluppo e Coesione, che per il prossimo ciclo 2021-27 cresce fino allo 0,6% del PIL, oltre 73,5 miliardi. Complessivamente, la spesa “aggiuntiva” attivabile al Sud raggiungerebbe circa 140 miliardi di euro, oltre l’1% del Pil nazionale in media annua. Per la prima volta dagli anni della Golden Age – quando la spesa per l’intervento straordinario non superava lo 0,8% del Pil nazionale – abbiamo l’opportunità storica di coniugare sviluppo nazionale e coesione territoriale.
“Abbiamo le risorse, abbiamo gli strumenti, ora dobbiamo attrezzare la nostra macchina pubblica a realizzarli. E dobbiamo suscitare le intelligenze dei luoghi, delle persone che li abitano, e che hanno il diritto di costruirsi il futuro”, ha concluso il ministro, “è la grande occasione dell’Italia. E finalmente, anche del Sud. Ora è compito di tutti, non solo del Governo, lavorare per non sprecarla”.