La Corte dei conti Ue ha lanciato un chiaro monito rispetto ai fondi stanziati dalla Commissione di Bruxelles per la mobilità urbana degli Stati membri: “I Comuni che non hanno ancora elaborato un piano valido di mobilità urbana sostenibile non dovrebbero più ricevere finanziamenti Ue”.
A far luce sullo stato dell’arte del settore una relazione che ha effettuato l’esame dei trasporti pubblici, dell’inquinamento e della congestione in 8 aree metropolitane in 4 Stati membri: Napoli e Palermo in Italia, Amburgo e Lipsia in Germania, Lodz e Varsavia in Polonia e Barcellona e Madrid in Spagna. Di qui l’amara considerazione dei giudici contabili sull’utilizzo dei 16,5 miliardi di euro relativi al periodo 2014-2020: “I progetti finanziati non sempre erano basati su strategie di mobilità urbana valide e non si sono rivelati così efficaci come previsto, registrando spesso ritardi”.
I Comuni, cui è di fatto demandata la gestione del sistema di mobilità urbana, hanno infatti difficoltà a utilizzare in modo efficiente e sostenibile gli aiuti comunitari per due principali ragioni: difficoltà nel reperire fondi propri sufficienti a finanziare i costi di esercizio e manutenzione e problemi nell’elaborare politiche coerenti in materia di mobilità sostenibile. “Di conseguenza – evidenzia la Corte – non vi sono segnali chiari indicanti un sostanziale cambiamento di approccio nelle città europee”. In particolare, “non vi è una significativa riduzione dell’uso dell’auto privata e l’inquinamento atmosferico in molte città resta al di sopra dei livelli di sicurezza”: al settembre 2019, tutte le città eccetto Lipsia e Palermo continuavano a superare i limiti.
La relazione sottolinea, inoltre, una carenza di fondi che impedisce il rinnovo della flotta dei mezzi pubblici. Esemplari in negativo i casi di Napoli e Palermo, rispettivamente prima e seconda per anzianità degli autobus: 13,4 e 12,4 anni nel 2018, peraltro in peggioramento rispetto al passato (nel 2013 l’età media era di 12,1 anni nella città campana e di 10,3 in quella siciliana). Del resto, conclude la Corte, le entrate provenienti dall’acquisto dei biglietti vedono Palermo all’ultimo posto con l’8% (in cima alla classifica è Amburgo con l’81%), mentre a Napoli l’evasione sottrae il 33% dei potenziali introiti dell’azienda di trasporto pubblico.