Nell’aria la quantità di ossigeno sta progressivamente diminuendo. Nell’ultimo secolo, poi, il fenomeno ha avuto una sorta di accelerazione. A metterlo nero su bianco è uno studio della Princeton University, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, che ha studiato ed approfondito in quest’ambito scientifico le concentrazioni di ossigeno in atmosfera negli ultimi 800.000 anni, grazie alle perizie di campioni di ghiaccio raccolti in Groenlandia e in Antartide. Un fenomeno questo per il quale, neanche a dirlo, l’uomo ha una diretta responsabilità. “Il nostro pianeta – ha spiegato uno degli autori dello studio, John Higgins – ha lunghi e complessi processi che l’umanità ha mandato in corto circuito.” Le rilevazioni, effettuate tramite un’analisi trentennale di frammenti di ghiaccio, dimostrano che l’ossigeno atmosferico è diminuito, negli ultimi 800.000, dello 0,7%. Secondo i ricercatori, tutto sommato, un ritmo assolutamente ragionevole per gli standard geologici. Quello che invece preoccupa è quanto avvenuto negli ultimi 100 anni, nel corso dei quali l’ossigeno atmosferico è diminuito ad un ritmo più veloce rispetto al passato. Come spiegano i ricercatori, la ragione risiede nel considerevole impiego da parte dell’umanità di combustibili fossili, che consumano molto ossigeno producendo allo stesso tempo anidride carbonica.
La Terra è riuscita finora a mantenere l’equilibrio nell’atmosfera, nonostante l’uomo stia alterando l’ambiente con l’impiego di combustibili fossili, ma questo equilibrio non può durare a lungo, sostengono con forza gli scienziati. “La Terra può prendersi cura dell’anidride carbonica in più nell’atmosfera quando dispone di centinaia di migliaia o milioni di anni per riuscire a smaltirla, ma oggi – ha spiegato Higgins – l’umanità sta rilasciando CO2 troppo rapidamente”.