Ogni qualvolta un’ondata di maltempo particolarmente severa sconvolge il Paese, si rinnova il tormentone sul dissesto idrogeologico che attanaglia la Penisola. Un’emergenza divenuta da tempo patologia cronica del territorio. Lo confermano i numerosi rapporti e indagini condotti da prestigiose istituzioni scientifiche e solerti associazioni ambientaliste.
L’Italia è tra le prime nazioni al mondo per risarcimenti da maltempo: sono 61,5 i miliardi di euro spesi dal 1992 al 2012 soltanto per i danni provocati dagli eventi estremi, fa sapere ad esempio Legambiente. E sono oltre 7 milioni, stando ai dati Ispra rilanciati da Coldiretti, le persone che in Italia risiedono in zone a rischio idrogeologico per alluvioni (6 milioni) o frane (1 milione) che interessano ben il 91% dei Comuni. «Non è quindi un caso – sottolinea l’associazione – se l’Italia si colloca tra i dieci Paesi più colpiti al mondo per alluvioni, siccità, tempeste, ondate di calore e terremoti che hanno provocato perdite per 48,8 miliardi di euro negli ultimi 20 anni».
I fenomeni meteo dell’ultima settimana hanno sconvolto l’Italia, e hanno creato danni seri dappertutto, provocando una trentina di morti su tutto il territorio nazionale, dai 12 della Sicilia ai 6 del Trentino e ai 4 del Lazio, 2 di Sardegna e Valle d’Aosta, uno in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Campania. Tragedie che denunciano la fragilità del nostro Paese a causa di un’orografia vulnerabile, ma anche la scarsa cura del territorio degli ultimi decenni. Responsabilità da ripartire fra chi ha amministrato e chi ha abitato le città e le campagne, a Nord come a Sud. Cause e dinamiche degli eventi calamitosi di questi giorni le spiega Filippo Thiery, metereologo della trasmissione Geo&Geo di Rai Tre. I giorni tra ottobre e novembre, in Italia, sono spesso caratterizzati da fenomeni meteo violenti, dice. «L’aria si raffredda, l’acqua del mare è ancora calda e può liberare moltissima energia. Per questo motivo – secondo Thiery – una normale perturbazione atlantica ha generato venti e onde spaventosi, mentre la seconda perturbazione, che ha colpito la Sicilia tra il 3 e il 4 novembre è stata un normale nubifragio autunnale, violento ma non catastrofico. I morti della Sicilia, ben più di quelli del Trentino e dell’Alto Adige – prosegue – chiamano in causa la cattiva gestione del territorio, le costruzioni abusive (o condonate) accanto al letto dei fiumi, i versanti dissestati dove non si interviene da decenni. Quel che è successo nell’isola, accade ogni anno in Calabria e in Campania, ed è successo qualche settimana fa in Sardegna. In questi casi la responsabilità delle Regioni e dei Comuni esiste sicuramente, ma c’è anche la responsabilità dei cittadini. In Italia, se un amministratore investe del denaro pubblico in questo tipo d’interventi perde voti, non ne guadagna. Lo stesso vale per i Sindaci che fanno chiudere precauzionalmente una strada o le scuole”.