Il Report 2019 dell’Osservatorio di Legambiente sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia fa il punto sull’effetto che questi hanno avuto sulle città, come dimostrano i fatti dei giorni scorsi a Venezia, Alessandria, Matera, Pisa e su molti territori della nostra Penisola. Da quasi due lustri in 350 Comuni si sono verificati danni significativi. Criticità dovute a picchi di maltempo come allagamenti, frane, smottamenti, che in certi casi hanno anche segnato l’infausto bilancio con la perdita di vite umane. In Italia dal 2010 ad oggi sono stati 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico. Lo scorso anno 148 gli eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, un bilancio, purtroppo crescente rispetto alla media calcolata dei cinque anni precedenti.
Il Rapporto “Il clima è già cambiato” è stato presentato la scorsa settimana a Roma, presso la rappresentanza in Italia della Commissione europea. L’Osservatorio di Legambiente Cittàclima, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, ha l’obiettivo di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati nel nostro Paese dai fenomeni climatici, di contribuire ad analisi e approfondimenti che riguardano le città e il territorio italiano, oltre a condividere ricerche internazionali ed esperienze di piani e progetti di città, Paesi, regioni. La conoscenza aggiornata e puntuale delle aree urbane a maggior rischio rispetto alle piogge e alle ondate di calore è fondamentale per limitare i danni che seguono al rischio idrogeologico. Acquisizione di dati e piena consapevolezza del problema danno luogo ad una migliore pianificazione e all’ottimizzazione degli interventi durante le emergenze e per indirizzare l’assistenza e per la realizzazione degli stessi interventi.
Sempre nel Dossier dell’Associazione ambientalista vediamo che anche le temperature sono in crescita. A Roma, ad esempio, si è passati da 2 a 28 giorni di ondate di calore in media all’anno. Nelle nostre città la temperatura media è in continua salita. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio meteorologico Milano Duomo il capoluogo lombardo registra un +1,5 gradi, Bari (+1) e Bologna (+0,9) a fronte di una media nazionale delle aree urbane di +0,8 gradi centigradi nel periodo 2001-2018. E, lo sappiamo, le ondate di calore sono un fattore di rischio con rilevanti conseguenze sulla salute delle persone. Uno studio epidemiologico realizzato su 21 città italiane ha evidenziato l’incremento percentuale della mortalità giornaliera associata ai picchi di caldo, con 23.880 morti tra il 2005 e il 2016 mettendo altresì in evidenza le conseguenze più rilevanti nella fascia di popolazione anziana.
Stando poi ai dati del progetto Copernicus european health nel periodo 2021-2050, in 9 città europee, vi sarà un incremento medio dei giorni di ondate di calore tra il 370 e il 400%, con un ulteriore aumento nel periodo 2050-2080 fino al 1.100%. Benchè non si possa tornare sui nostri passi occorre oggi il contributo di tutti per mettere in campo azioni di adattamento al cambiamento climatico insieme ai relativi strumenti che ne monitorino di volta in volta l’efficacia. Dall’XI Congresso nazionale di Legambiente conclusosi ieri a Napoli, il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha detto: “E’ il tempo del coraggio per il governo e per le imprese italiane come dimostrano quelle eccellenze che hanno realizzato in Italia impianti unici al mondo, come quello che produce il butandiolo da fonte rinnovabile in provincia di Rovigo o quello che permette di riciclare i pannolini usa e getta nel trevigiano, o che hanno organizzato filiere di economia circolare su rifiuti da imballaggio, pneumatici fuori uso, oli usati e batterie al piombo con risultati impensabili fino a 20 anni fa. Perché l’Italia non è fortunatamente solo il vecchio modo di fare industria, causando problemi ambientali, sanitari e occupazionali, come è stato fino a ieri a Bagnoli con l’Italsider, Casale Monferrato con la Eternit, Cengio con l’Acna, o come è ancora oggi a Taranto con l’ex Ilva o a Gela, Augusta, Priolo e Melilli in Sicilia. Occorre avere anche il coraggio di affrontare i grandi temi ambientali e le minacce reali del Paese di cui la politica non si occupa ancora come dovrebbe. L’individuazione dei veri nemici da affrontare, la leva economica per combatterli, una visione del ruolo dell’Italia sono alla base di quel cambio di paradigma che ci deve proiettare verso il futuro, tenendo insieme le prospettive aperte dalla green economy, dall’economia circolare e dalla rivoluzione energetica con i bisogni delle fasce sociali più fragili, la salute e il benessere di ogni persona”.