L’Istat pubblica l’aggiornamento del sistema di indicatori dei territori con riferimento alle province e alle città metropolitane italiane, coerenti e integrati con il framework Bes adottato a livello nazionale, all’interno del quale emerge che la quota di amministratori comunali donne valuta la rappresentanza femminile tra gli amministratori comunali di origine elettiva, da qui deriva la distanza dalla parità di genere in questo ambito. Nel 2020 in Italia le donne sono un terzo degli eletti nelle amministrazioni comunali, con una maggiore incidenza nei Comuni del Nord-est e delle Isole, rispetto alla situazione più sfavorevole del Mezzogiorno, dove, ad eccezione di alcune province pugliesi (Barletta-Andria-Trani, Taranto, Brindisi, Lecce) e di Matera, la presenza maschile è sopra il valore medio nazionale. La quota di amministratori comunali donne supera la soglia del 40% nei Comuni della provincia di Ravenna (42,6%) e delle città metropolitane di Cagliari (41,8%) e Bologna (40,9%); mentre a Catanzaro, Vibo Valentia e Frosinone su 4 amministratori eletti solo 1 è donna.
Nel gruppo con le maggiori quote femminili emergono anche territori del Nord-ovest e del Centro, tra questi le città di Milano e Firenze (39,4 e 39,3%) e le province di Aosta, Pisa, Prato e Livorno, che raggiungono il 38%.
Rispetto al 2010 la partecipazione delle donne nelle amministrazioni comunali è in crescita (+14 punti) e il trend ha interessato le amministrazioni comunali della Sicilia, dove l’incremento registrato dal 2010 al 2020 non è mai al di sotto dei 23 punti, toccando i 29 punti nella provincia di Agrigento.
Anche nelle altre province meridionali si registra un aumento che ha ridotto in modo significativo il divario rispetto al Centro-nord; in particolare l’incidenza si è triplicata a Napoli e nelle province di Brindisi e Barletta-Andria-Trani le quali hanno recuperato la sfavorevole condizione di partenza (8% nel 2010), all’evoluzione positiva del fenomeno ha contribuito l’introduzione della L. 215/12 che definisce il sistema di selezione dei candidati nelle liste elettorali per le elezioni del consiglio comunale, vincolando la composizione delle liste e le modalità di espressione delle preferenze.
Passando invece agli amministratori comunali con meno di 40 anni arriviamo al 28,4% sul totale degli eletti nei Comuni italiani in carica al 31 dicembre 2020, in calo di 3 punti rispetto al 2010. Nel 2020 le percentuali più alte si osservano nelle province di Prato, Agrigento, Enna, Crotone, Vibo Valentia, Trento.
L’accesso dei giovani alle cariche elettive comunali non appare favorito dal contesto metropolitano: le città metropolitane si attestano su livelli inferiori a quelli delle regioni di appartenenza fanno eccezione Bologna (30,8%), Firenze (34,4%), Messina (34,6%) e Palermo (35%). Il gradiente territoriale denota un vantaggio del Mezzogiorno (31,3%) sul Nord (26,9%) e delle 38 province e città metropolitane del Meridione, 27 mostrano valori superiori alla media nazionale. Nelle amministrazioni municipali del Centro e del Nord-est la presenza di under 40 è in linea con la media Italia, ma i valori più bassi si osservano a Trieste (13%) e il valore minimo in Italia è a Rimini (21,5%), mentre i valori massimi si raggiungono nella provincia autonoma di Trento (36,9%). Bassi livelli si riscontrano più diffusamente nel Nord-ovest del Paese, dove soltanto le province di Brescia, Sondrio, Bergamo e Aosta si collocano sopra la media nazionale (tra il 31,5% e il 32,9%).