L’Italia è seconda in Europa per il consumo di acqua potabile per abitante. Lo rileva l’Istat, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, con un focus tematico. Nel 2018, non risultano collegati al servizio pubblico di depurazione 18 milioni di residenti. Le perdite idriche in distribuzione sono in costante aumento (42,0% nel 2018). Nel 2020 una quota pari all’87,4% delle famiglie è molto o abbastanza soddisfatta del servizio idrico. In 9 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, tutti nel Mezzogiorno, sono state adottate nel 2019 misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua. Nel 2020 il 67,4% di persone di 14 anni e più è attenta a non sprecare acqua. In dettaglio, con 9,2 miliardi di metri cubi, l’Italia detiene nel 2018 il primato nell’Ue, del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Il Paese con 153 metri cubi annui per abitante, si colloca in seconda posizione, mentre la Grecia è in cima alla classifica (157 metri cubi), a grande distanza dai successivi paesi in graduatoria: Irlanda (128), Bulgaria (119) e Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri (20 paesi su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l’approvvigionamento pubblico. Malta si contraddistingue per il volume più basso, solo 30 metri cubi annui a persona. Nella parte bassa della graduatoria si collocano la maggior parte dei Paesi dell’Europa dell’Est. Il livello di soddisfazione risulta variabile sul territorio italiano: sono molto o abbastanza soddisfatte oltre il 90% delle famiglie residenti al Nord, oltre l’80% di quelle del Centro e del Sud e oltre il 75% delle famiglie nelle Isole. A livello regionale si conferma l’insoddisfazione delle famiglie della Calabria (30,4% le poco soddisfatte contro 8,5% di molto soddisfatte), della Sardegna (24,0% contro 9,9%), della Sicilia (17,5% contro 16,1%) e dell’Abruzzo (16,5% contro 13,7
Resta stabile, rileva l’Istat, rispetto all’anno precedente, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni, con un valore pari all’8,8%, molto distante dai picchi rilevati a partire dal 2002 e, soprattutto, dal valore registrato nel 2003 (17,0%). Il disservizio investe in misura diversa le regioni e interessa quasi 2 milioni 261 mila famiglie, il 64,1% delle quali, poco meno di 1 milione 450 mila, vive nelle regioni del Mezzogiorno. La Calabria si conferma la regione con la quota più elevata di famiglie (38,8%) che lamentano l’inefficienza del servizio, seguita dalla Sicilia (22,0%). Quote modeste si registrano invece nel Nord-ovest e nel Nord-est (3,2% e 2,6%), mentre al Centro meno di una famiglia su dieci dichiara che il servizio di erogazione è irregolare. Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua si presenta durante tutto l’anno per il 34,1% delle famiglie, soltanto nel periodo estivo per il 33%, mentre si tratta di un evento sporadico per il 32% dei nuclei familiari. Oltre la metà delle famiglie (54,9%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua, il 38,1% li giudica elevati. Sono più insoddisfatte le famiglie delle Isole (49,3%), del Centro (43,3%) e del Sud (42,2%). Livelli molto più bassi si registrano nel Nord-ovest (33%) e nel Nord-est (29,4%).E sempre in riferimento ai dati dello scorso anno, il 28,4% delle famiglie esprime ancora poca fiducia nel bere acqua di rubinetto.
Fonte: Istat