Le persone tra i 15 e i 64 anni che, nel 2022, hanno dichiarato di aver svolto 1 ora di lavoro tramite piattaforma digitale sono 565mila, l’Istat diffonde i risultati del modulo ad hoc sperimentale dedicato al Digital Platform Employment che, su base volontaria, è stato utilizzato in 17 paesi europei e inserito nella Rilevazione sulle Forze di Lavoro del 2022.
Il lavoro su piattaforma è diffuso nella classe di età 30-44 anni (2%), tra gli uomini rispetto alle donne (1,8%) e tra le persone con un titolo di studio elevato (2,6%); fra coloro che hanno lavorato tramite piattaforma digitale nei 12 mesi precedenti l`intervista, il 16% (89mila) ha svolto un lavoro tramite piattaforma anche nelle 4 settimane precedenti l`intervista. Le persone che, nel 2022, hanno lavorato tramite una piattaforma digitale sono l’1,5% della popolazione tra i 16 e i 64 anni residente in Italia, rispetto al 3% della media dei 17 paesi europei che hanno partecipato all`indagine.
34,4% la quota di attività di vendita di beni sul totale delle attività svolte tramite piattaforma, come la vendita di beni, la consegna di merci, la creazione di contenuti (Youtube, Instagram), l’affitto di case o stanze, i servizi informatici (programmazione, coding, webdesign, supporto e controllo di contenuti online), le attività di insegnamento, tutoring e traduzione, i lavori manuali (elettrici, idraulici, pittura), il servizio di taxi e trasporto passeggeri.
47,9% le persone che hanno lavorato tramite piattaforma nelle 4 settimane guadagnando meno di 1/4 del proprio reddito, il 78% ha dedicato all’attività meno di 20 ore nell’arco di 4 settimane.
Dall’analisi sono emerse alcune interessanti caratteristiche del lavoro tramite piattaforma: l’impegno orario, la quota di reddito derivante dall’attività, le modalità di assegnazione del lavoro, le conseguenze in caso di rifiuto di presa in carico di un lavoro, la definizione degli orari e dei prezzi.
L’impegno orario per le attività svolte attraverso piattaforma digitale è basso: 1/3 degli individui ha lavorato meno di 1 ora, poco più di 1/3 meno di 10 ore, nel complesso 8 individui su 10 hanno lavorato per la piattaforma meno di 20 ore nelle 4 settimane precedenti l’intervista. Il dato è coerente con la quota di guadagno derivata dal lavoro tramite piattaforma che 2 individui su 3 rappresenta, al massimo, la metà del reddito complessivo percepito nelle 4 settimane (per la metà è meno di 1/4).
In 4 casi su 10 la piattaforma assegna l’attività (38,4% degli intervistati), simile la quota di coloro che la svolgono su propria iniziativa (il 37%); solo il 18% afferma di poter scegliere tra diverse opzioni o richieste di clienti. Il rifiuto a prendere in carico un’attività non comporta conseguenze nel rapporto con la piattaforma per il 53% dei rispondenti; mentre il 39% dichiara che il rifiuto potrebbe determinare conseguenze come la perdita del lavoro, la disconnessione dalla piattaforma, la perdita di incarichi rilevanti. In 8 casi su 10 l’orario di lavoro è autodeterminato, a conferma dell’elevata flessibilità che caratterizza quest’organizzazione del lavoro. Nel 20% dei casi il compenso della prestazione lavorativa è definito dalla piattaforma (prezzo esatto o range), nel 13,5% dei casi c’è una negoziazione con la piattaforma, in 6 casi su 10 è stabilito dal lavoratore (soggetto diverso nei casi in cui vi siano tariffe regolamentate).
Il grado di libertà e autonomia nell’organizzazione e gestione del lavoro su piattaforma digitale è elevata, anche per effetto della natura delle attività prevalenti: vendita di beni, affitto di case, consegna di cibo e creazione di contenuti e della tipologia di lavoratori che sono prevalentemente autonomi, spesso con dipendenti e profili che lasciano pensare a un uso della piattaforma come canale di commercializzazione dei prodotti che producono o vendono nell’ambito dell’attività lavorativa prevalente.
Fonte: Istat