Si parla spesso delle linee di azione da intraprendere per la gestione dei rifiuti, ma poca attenzione viene dedicata alle questioni traversali al sistema dei rifiuti e invece rilevanti sul piano economico, sociale, ambientale. Una prima considerazione concernerebbe il sistema della gestione integrata; si potrebbe riflettere sull’ avviamento di una gestione associata dei servizi tra Comuni con lo sviluppo di una tariffa diversificata ai Comuni per il conferimento del residuo non riciclabile (premialità-penalità per obiettivi di raccolta differenziata verificabili); oppure sull’agevolazione di un’omogeneità impiantistica per il trattamento della frazione organica e del residuo non riciclabile; o, in ultima analisi, sull’attivazione di meccanismi che garantiscano un ritorno al cittadino a seguito di comportamenti virtuosi.
Un ulteriore aspetto è rappresentato dal coinvolgimento del cittadino come consumatore-utilizzatore, è necessario divulgare l’importanza del ricondurre alla massima “circolarità” la gestione dei rifiuti, rafforzare la cultura della raccolta differenziata e del minor uso possibile di package e del privilegio di materiali bio-compatibili, va sottolineato che il funzionamento di questi meccanismi richiede un coinvolgimento dei produttori e del sistema di distribuzione dei prodotti per gli imballaggi, con la promozione di un modello che coinvolga soggetti e interessi contrapposti, di conseguenza politiche economiche, fiscali e legislative mirate all’operatività di ciascun attore ad esempio disponibilità di metriche di misurazione standardizzate e riconosciute; normative per facilitare l’utilizzo di materiale riciclato e di sottoprodotti; vantaggi fiscali.
Un terzo tema riguarda la distribuzione degli impianti di trattamento rifiuti in Italia, una problematica che ha rallentato lo sviluppo del settore, soprattutto nelle regioni centromeridionali, rendendo più difficile il raggiungimento degli obiettivi comunitari. Nel 2017, gli impianti di gestione dei rifiuti erano 644, mentre le discariche che hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano 123; 11 in meno rispetto al 2016. Il 93% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica sono sottoposti ad operazioni di trattamento sia di tipo meccanico che meccanico biologico e rispetto allo scorso anno si nota un aumento di 4 punti percentuali sul territorio nazionale con 130 impianti di trattamento meccanico biologico operativi: 40 al Nord, 37 al Centro e 53 al Sud. Mentre per quanto riguarda la termovalorizzazione, nel 2017 erano operativi 39 impianti dislocati al Nord (85%) in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna e dei quasi 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti avviati ad incenerimento oltre la metà è costituita da rifiuti urbani tal quali, la restante parte è rappresentata da rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani (frazione secca, CSS e, in minor misura, bioessiccato). Complessivamente vengono recuperati quasi 4,5 milioni di MWh di energia elettrica e 2 milioni di MWh di energia termica, quindi vi sarebbero significative potenzialità di sviluppo di nuovi impianti per lo smaltimento di tutti i tipi di rifiuti e intraprendere una politica di facilitazione della realizzazione di queste strutture, anche attraverso procedure amministrative ad hoc, appare una sfida da affrontare per raggiungere i nuovi target europei e per abbattere gli apporti in discarica. A tal proposito in questo ultimo triennio hanno iniziato a proporsi nuovi “Consorzi autonomi” e alcuni hanno ottenuto l’autorizzazione ad operare sia dall’Autorità per la concorrenza, sia dal Governo che ha ribadito l’orientamento generale a favorire lo sviluppo di un quadro multiconsortile, concorrenziale. Anche in quest’ambito è necessario però definire una strategia organica che tenga conto di tutti gli interessi in campo e garantisca il corretto bilanciamento tra l’ allocazione delle risorse, la garanzia del miglior servizio e la resilienza generale del sistema.
Fonte: Rapporto Luiss Business School – MISE