“Nessuna classifica e tante realtà diverse, ma la consapevolezza di un’Italia che è in lotta per cambiare e avviare una trasformazione culturale che passi da cittadini, aziende e amministrazioni locali, per puntare a una transizione ecologica verso le città sostenibili del domani con tre indicazioni da seguire: un’economia rispettosa, spazi pubblici e la gestione dei rifiuti”. E’ il quadro sintetico tracciato dallo studio “Quanto sono sostenibili le nostre città? – realizzato da Save The Planet Onluse JTI Italia con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Indagine che punta a sottolineare l’importanza di una riflessione congiunta sull’aspetto che dovranno assumere le città del futuro, a partire dalle 14 città metropolitane italiane analizzate e comparate secondo tre indicatori rilevanti: la pressione dei flussi turistici, la presenza di aree verdi e il trattamento dei rifiuti solidi urbani. Tre indicatori chiave intorno ai quali costruire le città sostenibili e responsabili del domani.
Il report mette in luce così lo storico divario fra Nord e Sud del Paese. Venezia, Milano e Bologna distanziano le città metropolitane del sud per percentuale di rifiuti solidi urbani riciclati; fra queste Bologna converte l’85% dei rifiuti in energia destinando in discarica poco meno del 10%. La maglia nera va alla Sicilia sul cui territorio non esistono impianti di produzione di energia da rifiuti, tanto che circa il 70% di essi viene semplicemente smaltito in discariche. Roma, Venezia e Milano sono le prime per numero di presenze turistiche. Dati significativi che fotografano lo stato dell’arte della dimensione urbana del Belpaese.
“La crisi internazionale che viviamo ha mostrato come i sistemi naturali, economici e sociali siano fortemente interconnessi – commenta i risultati della ricerca Gian Luigi Cervesato, Presidente e Amministratore Delegato di JTI Italia – quindi le aree urbane sono il laboratorio ideale per mettere in pratica questa nuova visione”. Temi ripresi con forza anche da Veronica Nicotra, Segretario Generale dell’Anci, intervenuta nel corso del forum ANSA2030 sulle “Città sostenibili”. “Sulla trasformazione delle città italiane nella direzione della transizione ecologica, tenendo conto della realtà composita dei Comuni del nostro Paese – ha detto – in questi anni sono stati i Sindaci ad avere una visione, e per questo a Governo e Parlamento chiediamo la semplificazione delle procedure e politiche a sostegno delle Città metropolitane. Chiediamo inoltre un contesto favorevole per portare avanti politiche di medio e lungo periodo – ha aggiunto Nicotra – e non sempre questo c’è anche sui temi legati alla trasformazione e alla rigenerazione urbana, alle politiche ambientali che vanno dai rifiuti al trasporto e l’energia. Il nostro Paese, piano piano, ha fatto delle conquiste importanti – h continuato – come l’istituzione richiesta da Anci di un ente come le Città metropolitane, però istituito solo nel 2014 colmando un vuoto istituzionale”. Nicotra si è poi soffermata sulle procedure e le tempistiche: “Il problema di ogni misura e iniziativa che adotta il Parlamento su iniziativa del Governo o in autonomia sono i tempi, dai decreti ministeriali o interministeriali, del passaggio della programmazione regionale, e quindi c’è il problema di riuscire a spendere le risorse anche in questo settore strategico. Per esempio, sulla misura della forestazione su cui il decreto Clima prevedeva 30 mln di euro per le Città metropolitane per piantumare alberi, abbiamo avuto il decreto del ministro dell’Ambiente a distanza di più di un anno da quando è stato adottato il decreto legge. Ma i Comuni sono pronti – ha ribadito il Segretario generale dell’Anci – bisogna cambiare l’approccio e forse le teste di alcuni burocrati, bisogna semplificare, perché altrimenti non riusciremo a spendere le tante risorse che arriveranno con il Pnr. Serve recuperare forze umane e competenze, con i Comuni che hanno perso un esercito di risorse umane, circa 80.000 persone in 5 anni, insomma – ha concluso Nicotra – bisogna semplificare le procedure e bisogna che ci sia una assunzione di responsabilità da parte dei burocrati dei ministeri e del livello politico per il rispetto dei tempi”.