Sembrerebbe un pesce d’aprile, forse per questo la notizia assume caratteri ancora più marcatamente farseschi: un colpo di Stato, peraltro virtuale, in atto a Seborga, l’autoproclamato Principato in un borgo medievale di circa trecento abitanti in provincia di Imperia, non lontano dal confine con la Francia.
Il paese dell’entroterra di Bordighera da decenni è ‘in guerra’ per l’indipendenza dall’Italia per la mancata trascrizione dell’atto di vendita del 1729 al Regno di Sardegna. Al principe ‘legittimamente’eletto dal popolo quattro anni fa, Marcello I, al secolo l’imprenditore Marcello Menegatto, si è affiancato Nicolas I, Nicolas Mutte, un francese della bassa Savoia che qualche giorno fa in un proclama on line ha annunciato ai «sudditi» il suo programma per lo sviluppo economico e il benessere del Principato.
Un golpe «dolce», il «rivale», infatti, non viene mai citato, come se non esistesse. Immediata la reazione del «Principato», che ha inviato una diffida formale a Nicolas I e ai suoi collaboratori, invitandoli a «non usare loghi e diciture del Principato che sono protetti dalla legislazione internazionale sui marchi e a mettere offline il sito entro sette giorni».
Marcello I, di ritorno dal Dubai con la principessa Nina dove ha incontrato lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum intessendo relazioni diplomatiche, con i suoi «sudditi» ha già chiarito la questione e ha avuto ampio appoggio nell’intervento punitivo contro i cospiratori. «Il Principe di Seborga è eletto dai cittadini per statuto – ha tuonato – e il principe eletto sono io».
Chiaramente l’Italia non riconosce il Principato, il paese ha il suo sindaco e il suo municipio, ma intorno a questo sogno, storico e da operetta, si è sviluppata una florida economia turistica a supporto della vendita di artigianato e prodotti locali. E ai turisti vengono mostrati i Luigini, la moneta che veniva coniata nel Principato il cui valore è stato equiparato al dollaro Usa. E poi sotto scorta delle guardie del principe, il palazzo del governo, e tante testimonianze storiche e meno storiche che, diversamente, avrebbero molto meno pubblico e fortuna.