Ogni anno il 17 ottobre si celebra la Giornata internazionale contro la povertà. Un evento nato il 17 ottobre 1987 quando migliaia di persone si riunirono al Trocadero di Parigi, luogo in cui venne firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Nel 1993 poi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ratificato l’iniziativa attraverso la risoluzione 47/196, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla necessità di eliminare la povertà e l’indigenza in tutti i Paesi del mondo. Nell’intero Pianeta sono ancora molte le popolazioni che non hanno accesso all’acqua, non hanno accesso alla scuola, non hanno accesso alla salute, un fenomeno drammatico che riguarda in particolare il Sud del mondo. A parlarne è anche il Rapporto 2016 della Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale dal titolo “Vasi comunicanti”, disponibile da oggi on-line. Al centro di questa quindicesima edizione dell’indagine, le forti interconnessioni tra la situazione italiana e quella degli altri Paesi europei.
Uno sguardo all’Italia. L’Istat nel 2015 ha stimato che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila, mentre le singole persone si attestano a 4 milioni e 598 mila (il dato più alto dal 2005 a oggi). Secondo l’ultimo Report dell’Istituto nazionale di statistica, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile sui livelli analizzati negli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni stagionali statisticamente non particolarmente significative (6,1% delle famiglie residenti nel 2015; 5,7% nel 2014; 6,3% nel 2013). La povertà cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013). In riferimento al 2015 questo andamento è dovuto principalmente all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. L’incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) che di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l’ampliarsi del fenomeno tra i nuclei di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%). Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono nei Comuni del Centro di area metropolitana (l’incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con una persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%). La povertà assoluta diminuisce con l’aumentare dell’età della persona di riferimento (il valore minimo, 4,0%, tra le famiglie con persona over 65) e del suo titolo di studio (se è almeno diplomata l’incidenza è poco più di un terzo di quella rilevata per chi ha al massimo la licenza elementare). Si amplia, infine, l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata (da 5,2 del 2014 a 6,1%), in particolare se operaio (da 9,7 a 11,7%). Rimane invece contenuta tra le famiglie con una persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,9%) e ritirata dal lavoro (3,8%).