Diciotto licenziamenti, una sospensione di un mese e una archiviazione. Il Comune di Foggia aveva promesso un’indagine interna, parallela a quella della magistratura, e ora arriva il responso a carico dei 20 dipendenti coinvolti il 9 maggio scorso nell’inchiesta sull’assenteismo negli uffici comunali.
Le immagini filmate dai carabinieri mostravano i dipendenti che garantivano a turno la presenza dei colleghi assenti timbrando al loro posto i badge marcatempo. Scene surreali, come il tentativo di eliminare le prove con una scopa, per spegnere la telecamera, o il dipendente che timbrava alle 7 e usciva alle 20 ma trascorrendo in giro l’intera giornata.
L’inchiesta ha portato all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 20 dipendenti del Comune di Foggia, di cui 13 sottoposti agli arresti domiciliari e sette alla misura interdittiva consistente nella sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici. Tra loro anche l’allora dirigente del servizio Attività economiche del Comune di Foggia. Fu proprio riferendosi a quest’ultimo caso che il sindaco di Foggia, Franco Landella, evidenziò la preoccupante deriva della vicenda: “Sono episodi che assumono una gravità ancor maggiore perché coinvolgono un dirigente, cioè esattamente colui al quale la legge affida il compito di vigilare sulle presenze dei dipendenti del servizio che è chiamato a guidare”. E per contrastare il comportamento di quelle che ha definito le “mele marce”, il primo cittadino ha inteso far costituire parte civile l’amministrazione comunale di Foggia nel processo penale e promosso l’azione interna.
Il Comune ora presenta il conto: “La commissione – spiegano da Palazzo di Città – ha disposto, in applicazione di quanto espressamente previsto dalla cosiddetta ‘legge Brunetta’, 18 licenziamenti, una archiviazione per intervenuta cessazione del rapporto di lavoro a seguito di pensionamento e una sospensione dal servizio di 30 giorni già scontata dal dipendente, che è dunque tornato in servizio”.