In esito ad una interrogazione presentata alla Camera riguardante la vicenda di una società concessionaria delle attività di accertamento e riscossione delle entrate comunali, iscritta nell’Albo del MEF, per la quale risulta in corso una indagine giudiziaria per presunte irregolarità, il Governo, tramite il sottosegretario alle Finanze, ha fornito risposta in data 28 luglio 2016, comunicando che la Commissione per la tenuta dell’Albo di cui all’art. 53 del D.Lgs n.446/1997 ha disposto la sospensione in via cautelare dell’azienda, in attesa della definizione dell’iter giudiziario.
Nella stessa risposta, il sottosegretario ha ricordato che spetta al Responsabile del Servizio Finanziario del Comune, per espressa disposizione dell’art. 153, comma 4, del D.Lgs n. 267/2000, verificare lo stato di accertamento e riscossione delle entrate, vigilando sulla gestione e segnalando agli organi di amministrazione dell’ente ed alla Corte dei Conti le situazioni che pregiudichino la salvaguardia e gli equilibri di gestione e dei vincoli di finanza pubblica.
La vicenda riporta l’attenzione sulle problematiche legate alla regolamentazione da parte dei Comuni dei rapporti con i soggetti affidatari delle attività di gestione delle entrate (sia tributarie che patrimoniali) in applicazione della disciplina contenuta negli articoli 52 e 53 del D.Lgs n.446/1997, che prevede tra le varie forme di gestione la possibilità di concederle mediante procedure di gara alle aziende iscritte nell’Albo del MEF e, per la riscossione coattiva, anche l’utilizzo del RUOLO tramite EQUITALIA, la quale però dovrà cessare tale funzione con la data del 31 dicembre 2016, in attesa della Riforma.
Il sistema della esternalizzazione coinvolge a livello nazionale una platea del cinquanta per cento circa dei Comuni che hanno affidato, anche in forma disgiunta, l’accertamento e la riscossione e, se da un lato, tale forma ha consentito agli Enti di conseguire apprezzabili risultati in termini di entrate, in alcuni casi ha registrato la scarsa vigilanza degli Uffici sul corretto e puntuale adempimento degli obblighi contrattuali dei concessionari, fino al verificarsi di situazioni simili a quella in oggetto, sfociata in una indagine giudiziaria.
La necessità di un riordino del settore è stata a suo tempo rilevata dal legislatore che, all’interno della Legge delega n. 23/2014 di Riforma del sistema tributario, nell’articolo 10 prevedeva LA REVISIONE DEL CONTENZIOSO TRIBUTARIO E DELLA RISCOSSIONE DEGLI ENTI LOCALI-
Tra i principi dettati dalla Delega, il coordinamento della normativa vigente in un Testo Unico che recepisca la revisione del R.D. n.639/1910 sulla INGIUNZIONE e delle procedure ed istituti per la gestione dei RUOLI.
Riguardo, poi, alla esternalizzazione delle attività di ACCERTAMENTO E RISCOSSIONE, nell’articolo 10 della stessa Delega, la previsione di ADEGUATI STRUMENTI DI GARANZIA PER LA EFFETTIVA ACQUISIZIONE DIRETTA DA PARTE DEGLI ENTI LOCALI DELLE ENTRATE RISCOSSE, LA REVISIONE DEI REQUISITI PER LA ISCRIZIONE NELL’ALBO DEL MEF, LA EMANAZIONE DI LINEE GUIDA PER LA REDAZIONE DEI CAPITOLATI DI GARA E PER LA FORMULAZIONE DEI CONTRATTI, L’INTRODUZIONE DI ADEGUATI STRUMENTI DI CONTROLLO, LA PUBBLICAZIONE DEI CONTRATTI STIPULATI, L’ALLINEAMENTO DEGLI ONERI E DEI COSTI, UN CODICE DEONTOLOGICO DEI SOGGETTI AFFIDATARI.
Il mancato esercizio da parte del Governo della suddetta DELEGA comporta il protrarsi di una situazione di estremo disagio e di confusione per le migliaia di Comuni che vivono nella incertezza, specie con riguardo alla gestione della RISCOSSIONE COATTIVA, laddove abbiano continuato ad avvalersi del RUOLO AFFIDATO AD EQUITALIA, in attesa di conoscere (ormai da circa sei anni a partire dal D.L. n.70/2011) le soluzioni che scaturiranno con effetto dal gennaio 2017, stante la ottava proroga per la uscita di EQUITALIA disposta con l’articolo 18 del D.L. n.113/2016.
Analoghe difficoltà vengono lamentate dalle aziende che gestiscono in concessione tali attività, che avvertono l’esigenza del riordino del settore onde poter adeguare il proprio assetto operativo ed i relativi investimenti su elementi di maggiore certezza.
L’auspicio è quindi che il Governo non si limiti alla emanazione di una ulteriore proroga (sarebbe la nona) ma intervenga con un provvedimento che recepisca i principi dettati nella delega n.23/2014.