In data 21 ottobre 2015 il Ministero dell’Interno, ha pubblicato sul sito internet “Ministero dell’Interno – Finanza Locale” un comunicato con l’elenco dei Comuni che hanno ottenuto il contributo spettante per la loro partecipazione all’attività di accertamento fiscale che, nel corso dell’anno 2014, abbia consentito l’effettiva riscossione di entrate erariali.
Si tratta di un contributo che complessivamente supera di poco i 21 milioni di €.
Il contributo governativo è destinato a 58 Comuni capoluogo per l’importo complessivo di € 12,2 milioni ed è destinato a circa 400 Comuni non capoluogo per l’importo di complessivi € 8,9 milioni.
Le fonti normative della specifica attività sono rappresentate dall’art.1 della legge n.248/2005 (Partecipazione dei Comuni agli accertamenti fiscali erariali) come modificate dall’art. 18 della Legge n.122/2010.
In linea di principio tutti sono concordi nel ritenere che l’evasione fiscale e contributiva sia un male per la società: i riflessi patologici di tale situazione costringono i contribuenti onesti a pagare più del dovuto, creano distorsioni inique nella gestione delle attività commerciali, rendono difficile ridurre il prelievo fiscale a livelli soggettivamente più sostenibili, a volte nascondono perfino situazioni al limite della legalità e, infine, concorrono a rendere prevedibile la trasmissione alle future generazioni di un pesante fardello rappresentato dal debito pubblico in continua crescita e dal quale i nostri nipoti avranno tratto pochi benefici e dovranno sopportare molti oneri.
La legge istitutiva della specifica funzione attribuita ai Comuni (art.1 legge 248/2005) è basata su un’intuizione che ha un fondamento logico: i Comuni conoscono bene il territorio di loro competenza e, pertanto, possono dare un contributo efficace a contrastare l’evasione fiscale e contributiva che, per le sue dimensioni, come annualmente esposto da istituzioni nazionali e internazionali, rappresenta tuttora una caratteristica patologica della società italiana.
Le somme riconosciute ai Comuni, è un po’ paradossale doverlo ricordare, non rappresentano una sottrazione indebita alle entrate erariali centrali. Il contributo ai Comuni, infatti, è riconosciuto soltanto per le annualità specifiche cui si riferisce la loro “segnalazione” e, inoltre, l’esperienza insegna che l’eventuale conseguente accertamento a carico del contribuente inadempiente avrà come conseguenza naturale e inevitabile, quanto meno negli anni immediatamente successivi all’accertamento stesso, un effetto di trascinamento che apporterà automatici benefici a favore delle entrate erariali nazionali.
Esaminando i dati dei contributi erogati si rileva che soltanto 58 Comuni capoluogo (pari a poco più della metà dei Comuni capoluogo) a suo tempo hanno svolto l’attività i cui esiti si sono tradotti nella riscossione erariale realizzata nell’anno 2014 e corrisposta ai Comuni nel corso del 2015.
Una prima annotazione si impone: salvo una lodevole eccezione i Comuni capoluogo delle regioni meridionali sono completamente assenti dall’elenco!
Alcuni dei 58 Comuni capoluogo hanno ottenuto esiti di rilievo: un Comune ha ottenuto un contributo pari a oltre 10 € per residente; 17 Comuni capoluogo hanno ottenuto contributi variabili da 4 € fino a 1 € per residente; 40 Comuni capoluogo hanno ottenuto contributi inferiori ad 1 € per residente (in quest’ultima graduatoria figura anche il Comune di Roma capitale!).
Esaminando i contributi riconosciuti ai Comuni non capoluogo, si rileva :
N.2 Comuni hanno ottenuto contributi individuali pari a 80 € per residente; n. 18 Comuni hanno ottenuto contributi individuali superiori a 11 € per residente; n. 50 Comuni hanno ottenuto contributi individuali superiori a 3 € per residente; oltre n. 350 Comuni hanno ottenuto contributi individuali complessivi inferiori a € 10 mila.
Il totale dei residenti nei 58 Comuni capoluogo supera di poco i 12 milioni di persone e il totale dei residenti nei Comuni non capoluogo è pari a circa 5 milioni di persone, a fronte di una popolazione complessiva a livello nazionale di circa 60,5 milioni di persone..
L’osservazione che deriva da tali dati è che, in un sistema fiscale moderno, è anomalo e paradossale che soltanto il 28% dei contribuenti sia assoggettato ad un’osservazione più puntuale rispetto al 72% dei restanti residenti. Un sistema fiscale moderno, infatti, deve riservare a tutti i cittadini un trattamento egualitario ed equanime.
Tale situazione anomala deriva dal fatto che non sono previste sanzioni specifiche per i Comuni che omettono di svolgere l’attività in esame (salvo l’ipotetico addebito agli esponenti comunali del possibile danno erariale) e, inoltre, deriva da un limite della stessa legge che non distingue il ruolo affidato ai Comuni di maggiore dimensione rispetto ai Comuni di minore o minima dimensione che, evidentemente, spesso non hanno le strutture organizzative per svolgere autonomamente la specifica funzione assegnata dalla legge.
L’attività in esame rappresenta una novità nell’ordinamento fiscale nazionale e, pertanto, occorrerà un po’ di tempo perché assuma lineamenti più omogenei e diffusamente efficaci.
Restringendo il campione dei dati ai 33 Comuni capoluogo che abbiano ottenuto un contributo di almeno € 100.000 ed ai 67 Comuni non capoluogo che abbiano ottenuto un contributo di almeno € 30.000, si ottengono complessivamente i seguenti dati:
nr. Comuni popolazione complessiva – contributo complessivo – contributo/popolazione residente
33 capoluoghi 9.812.000 € 11.943.395 € 1,22
67 non capoluoghi 1.191.400 € 6.844.484 € 5,74
Il campione è rappresentativo perché i contributi ottenuti dai suddetti 100 Comuni sono pari all’89% dei contributi complessivi erogati a tutti i Comuni e, inoltre, hanno una popolazione complessiva pari al 18% della popolazione nazionale.
I suddetti 100 Comuni, pertanto, rappresentano i Comuni che hanno investito adeguate intelligenze ed energie organizzative nello svolgimento dell’attività e, infatti, hanno ottenuto risultati non trascurabili con il presupposto che l’esperienza acquisita potrà consentire esiti ancora più significativi.
Da ricordare, peraltro, che i contributi erogati rappresentano soltanto quanto l’erario nazionale ha effettivamente riscosso nel corso del 2014 e non è detto che la riscossione connessa alle segnalazioni trasmesse dai Comuni si sia esaurita in questa fase, sia per l’eventuale differimento della riscossione per motivi organizzativi diversi all’anno successivo sia, per esempio, per l’eventuale contenzioso instaurato dai contribuenti.
Osservando l’elenco dei suddetti 100 Comuni si rileva che 38 di essi sono Comuni dell’Emilia-Romagna e 34 Comuni sono della Lombardia. Il Veneto è rappresentato da 8 Comuni e la Toscana da 6 Comuni. Le altre regioni sono rappresentate ciascuna da pochi Comuni. Le regioni meridionali, come già rilevato, sono pressoché inesistenti.
Si pone pertanto la questione se tale situazione dipenda dalla tuttora scarsa propensione di molti Comuni a svolgere la suddetta attività, ma si pone anche la questione se l’attività svolta dai Comuni sia raccolta con adeguato spirito di fattiva collaborazione istituzionale da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Non si hanno elementi specifici atti a rispondere alle due questioni: la prima impressione che si ricava è che molti Comuni della Lombardia e dell’Emilia Romagna hanno dimostrato un’applicazione concreta all’attività specifica e che, verosimilmente, hanno trovato adeguata rispondenza collaborativa dalle strutture locali dell’Agenzia delle Entrate.
Molti altri aspetti dell’attività specifica meritano approfondimenti che ci auguriamo di poter affrontare in altre occasioni.
Un discorso a parte meriterebbe il ruolo dell’I.N.P.S. che, a quanto risulta, nella materia in esame figura essere il grande assente.