Di tutela dell’ambiente, di salvaguardia dell’ecosistema, se ne parla da decenni, sin dalla seconda metà del secolo scorso. Eppure, le cose non vanno meglio, anzi peggiorano: mutamenti climatici, sovrappopolazione selvaggia, saccheggio delle risorse, consumo di suolo, desertificazione, irruenza di nuove malattie… l’elenco è lungo e doloroso. Per non indulgere sempre al pessimismo, bisogna tuttavia guardare anche al “bicchiere mezzo pieno”. Alcuni risultati positivi sono stati raggiunti in questi anni. Le politiche di risparmio energetico e di decarbonizzazione messe in campo dagli Stati hanno prodotto qualche risultato. Inoltre, è stato impresso in alcune realtà un notevole impulso allo sviluppo di fonti rinnovabili di energia. Non bisogna trascurare neppure il mutamento culturale in atto. Il tema dell’ambiente, ad esempio, è entrato a pieno titolo nell’agenda politica e nella pianificazione strategica della comunità internazionale, grazie anche alle poderose mobilitazioni giovanili a livello globale, che hanno scosso opinione pubblica ed elite di governo, per non parlare di fenomeni devastanti come la pandemia da Covid -19, cui si deve la morte di centinaia di migliaia di persone ai quattro angoli del pianeta. Anche eventi simbolici come quello che si celebra oggi, la Giornata mondiale per l’Ambiente, hanno una loro valenza e danno una spinta verso il cambiamento di mentalità e di comportamento delle popolazioni. Non a caso, quest’anno l’iniziativa ha uno slogan particolarmente eloquente: “E’ il momento per la Natura”.
“La biodiversità – spiega l’Onu che ha proclamato nel 1972 questa giornata con l’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – è la base che sostiene tutta la vita sulla terra e sott’acqua e riguarda ogni aspetto della salute umana, fornendo aria e acqua pulite, cibi nutrienti, conoscenze scientifiche e fonti di medicina, resistenza naturale alle malattie e mitigazione dei cambiamenti climatici. La modifica o la rimozione di un elemento di questa rete influisce sull’intero sistema di vita e può produrre conseguenze negative”.
La scienza ha messo in guardia da tempo sul drammatico declino della biodiversità del pianeta: circa un milione di specie animali e vegetali (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) è minacciato, tanto da ritenere che siamo di fronte alla sesta grande estinzione massa. “L’emergere di Covid-19 – rimarcano gli esperti – ha dimostrato che, quando distruggiamo la biodiversità, distruggiamo il sistema che supporta la vita umana. Oggi si stima che, a livello globale, circa un miliardo di casi di malattia e alcuni milioni di morti si verifichino ogni anno a causa di malattie causate da Coronavirus; mentre circa il 75% di tutte le malattie infettive emergenti nell’uomo è di origine zootecnica, cioè trasmesse alle persone dagli animali”. “La natura – avverte l’Onu – ci sta inviando un messaggio”. Piuttosto un grido di allarme, aggiungiamo noi. “La sicurezza alimentare, il benessere e la prosperità delle comunità umana è messa in pericolo se non si intraprendono azioni per invertire la crisi della biodiversità”, ricorda anche l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il braccio scientifico del ministero dell’Ambiente). Ma non basta. Altri dati possono infittire le cahiers de dolèances. Negli ultimi 150 anni, la copertura della barriera corallina viva è stata ridotta della metà. Entro i prossimi 10 anni una specie su quattro conosciute potrebbe essere stata spazzata via dal pianeta e ci vorrebbero 1,6 terre per soddisfare le richieste che gli umani fanno alla natura ogni anno, rammenta infine l’Onu.