E’ stato appena firmato dal titolare dell’Ambiente, Sergio Costa, il decreto attuativo che trasferisce nella disponibilità delle Regioni i fondi del Piano Stralcio da 315 milioni di euro destinati ai progetti esecutivi di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico. A due mesi dall’approvazione della lista degli interventi ammessi a finanziamento, del 3 luglio, e in sette mesi complessivi dal Dpcm, del 20 febbraio 2019, sono stati resi disponibili nelle finanze delle regioni interessate le risorse necessarie a far partire la progettazione delle opere di messa in sicurezza: 263 gli interventi, tutti caratterizzati da urgenza e indifferibilità.
“Un miglioramento netto nella performance della macchina burocratica che ci ha consentito di velocizzare notevolmente tutto il procedimento amministrativo – ha detto il ministro dell’Ambiente. Basti pensare che in passato erano necessari fino a due anni per ottenere lo stesso risultato”.
Il provvedimento trasferisce le risorse che sono da subito disponibili alle Regioni per dare il via alla progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico.
“Sono molto soddisfatto di questo risultato – ha aggiunto Costa – che dimostra che si possono portare avanti politiche di tutela del territorio di qualità in tempi rapidi. Imprimere una forte accelerazione alle procedure che rallentavano i finanziamenti sul dissesto idrogeologico era un mio obiettivo e sono soddisfatto di aver tenuto fede a questa priorità. Ringrazio i rappresentanti delle regioni e delle provincie, i commissari per l’emergenza, i commissari per il dissesto e le Autorità di bacino distrettuali, per la proficua collaborazione che ci ha permesso di raggiungere questo importante traguardo”.
I dati dell’Ispra forniscono un quadro di riferimento sul pericolo di frane e alluvioni sul territorio nazionale e su altri indicatori di rischio relativi alla popolazione, agli edifici e ai beni culturali. La nostra penisola risulta così tra i Paesi più interessati da fenomeni franosi in Europa, con un’area a pericolosità da frana alta, media, moderata e di attenzione pari al 19,9% del territorio nazionale (59.981 chilometri quadrati). Per quanto riguarda, invece, le alluvioni, la superficie interessata con più frequenza ammonta a 12.405 chilometri quadrati (4,1% del territorio nazionale), mentre le zone a pericolosità media raggiungono i 25.398 chilometri quadrati (8,4%).
Secondo Legambiente è fondamentale migliorare la qualità dei progetti di difesa idrogeologica alla luce del nuovo contesto climatico e dei provvedimenti, per rispondere efficacemente agli eventi alluvionali, di dissesto e frane, dotandosi di strumenti adeguati per la valutazione, il monitoraggio, esecuzione ed efficacia. In questo quadro lo stop al consumo di suolo risulta indispensabile al fine di mitigare gli effetti del rischio ed occorre rafforzare, rendendo maggiormente cogenti i vincoli di inedificabilità, soprattutto nelle aree a rischio. La tutela, rinaturalizzazione e ripristino delle aree di esondazione e dei corsi d’acqua sono inoltre indispensabili, come del resto gli interventi di riqualificazione urbana che tengano insieme il tema idrogeologico e quello climatico.