Si fa un gran parlare di trasformazione digitale della Pa e del sistema economico in questo periodo, il mantra del momento, complice l’emergenza pandemica. Il Governo ci punta con determinazione, anche per sfruttare al meglio i denari del Recovery Fund, ma da Bruxelles arriva una doccia, se non gelida, a stento tiepida, che non deve smorzare i nobili intenti, semmai rafforzare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Una digitalizzazione della pubblica amministrazione “vicina alla media europea”, ma un livello di penetrazione tra “più bassi d’Europa”. E’ la situazione dell’e-government in Italia descritta dalla Commissione Ue nel rapporto annuale pubblicato oggi, che esamina valori come la trasparenza dei servizi pubblici online, la sicurezza informatica e l’ottimizzazione per i dispositivi mobili. L’Italia fa parte dei Paesi con uno “scenario di eGov non consolidato”, spiega l’esecutivo Ue, sottolineando che il nostro Paese, con il 71% di digitalizzazione della P.a, “è allineato alla media europea” del 72%, mentre il livello di penetrazione, fermo al 25%, è distante dal 60% medio europeo e in peggioramento (-11%) rispetto al 2018. Nel complesso, “la fornitura digitale dei servizi pubblici è migliorata negli ultimi due anni in tutta Europa”, scrive Bruxelles, che evidenzia come “più di tre servizi online su quattro siano progettati per essere utilizzati su un dispositivo mobile”. Tuttavia, “solo il 20% di tutti gli url dei siti web governativi soddisfa i criteri di sicurezza di base” e “anche l’adozione dell’identità elettronica è in ritardo”. A registrare le migliori performance in fatto di digitalizzazione sono le P.a di Malta (97%), Estonia (92%), Austria e Lettonia (87%).