Ieri, 26 luglio, è stata la giornata di mobilitazione contro le fonti inquinanti promossa da Legambiente insieme a una rete di associazioni internazionali. Per l’occasione è stato presentato un dossier sulle attività di Eni, il più grande gruppo energetico pubblico italiano, attivo in 71 Paesi con investimenti significativi nell’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo.
“Oggi Eni appare tutta proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di petrolio e gas, con molti annunci e poche azioni concrete di investimento nelle fonti pulite – ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani -. Noi pensiamo che questa strada sia sbagliata e chiediamo al Governo italiano di essere coerente con gli impegni sottoscritti a livello internazionale, indirizzando le scelte di Eni. Di sicuro continuare con una Eni nemica del Pianeta è uno scenario inaccettabile e ci batteremo insieme a associazioni, movimenti e cittadini per impedirlo. Per questo lanciamo anche un appello al ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, affinché, dopo l’importante spinta data per un ambizioso pacchetto europeo su energia e clima, vengano bloccati i progetti di estrazione di petrolio e gas e cancellati tutti i sussidi ancora oggi garantiti alle fonti fossili. Chiediamo, inoltre, che vengano accelerati gli interventi essenziali per arrivare a una rottamazione delle fonti energetiche inquinanti, a partire dal petrolio, con misure concrete nella prossima legge di bilancio, per segnare una vera discontinuità con i Governi precedenti, sempre pronti a soddisfare ogni proposta delle arroganti compagnie petrolifere”.
Dal canto suo Eni, per il periodo 2018-2021, prevede un impegno crescente nelle rinnovabili con un investimento in progetti economicamente sostenibili di circa 1,2 miliardi di euro e una potenza elettrica installata da fonti rinnovabili di circa 1 GW al 2021 (investimento raddoppiato rispetto al precedente piano 2017-2020). Tale potenza è destinata a raggiungere i 5 GW nel 2025.
Una strategia di sviluppo delle energie rinnovabili che guarda all’implementazione di un modello fondato su capacità di realizzazione e gestione di progetti anche complessi (legati o meno ad asset esistenti) e un approccio technology neutral grazie anche alla stretta collaborazione con la funzione Ricerca e Sviluppo di Eni, per introdurre soluzioni tecnologiche innovative attualmente in fase di studio. In corso da alcuni anni vi è poi un progetto per lo sviluppo di soluzioni innovative per il Solare a Concentrazione in grado di ridurre i costi di investimento e di produzione di energia termica per via solare. In collaborazione con il Mit è stato sviluppato un collettore solare parabolico a basso costo, di semplice realizzazione e assemblaggio, tale da renderne possibile la produzione direttamente nei paesi in cui verranno installati e favorire l’impiego e lo sviluppo locale. Con il Politecnico di Milano è quindi stato realizzato nel corso dell’anno il primo prototipo in piena scala e i test effettuati hanno confermato l’originalità e la funzionalità del collettore.
Guardando al percorso di decarbonizzazione e allo sviluppo delle rinnovabili, già da alcuni anni, Eni ha affiancato al business tradizionale la produzione di green fuel attraverso la riconversione delle raffinerie tradizionali di Porto Marghera e di Gela in bioraffinerie, utilizzando la tecnologia proprietaria Ecofining che consente la produzione biodiesel con elevate caratteristiche fisiche e prestazionali attraverso un processo di idrogenazione flessibile con ogni tipologia di materie prime di origine biologica (oli vegetali, oli esausti, grassi animali, coprodotti industrie alimentari). In particolare per la bioraffineria di Venezia avviata nel 2014, con capacità di 360 kton/anno, è previsto l’imminente avvio del nuovo impianto di trattamento degli oli vegetali che potrà lavorare anche cariche non raffinate con una maggiore flessibilità di approvvigionamento. Inoltre la realizzazione di uno steam reformer di metano per la produzione di idrogeno consentirà di aumentare la produzione al 2021 fino a 560 kton/anno. Il progetto di conversione della raffineria di Gela in bioraffineria, in corso di realizzazione, prevede il completamento dell’impianto entro la fine del 2018 e l’avvio della produzione nel 2019.L’impianto avrà una capacità di 720 kton/anno e presenterà una flessibilità sulle materie prime che consentirà la lavorazione di feedstock non convenzionali (oli vegetali esausti e grassi animali). Grazie a tali iniziative intraprese su Gela e Venezia, si prevede di raggiungere una produzione complessiva di biofuels al 2021 di oltre un milione di tonnellate. Nel 2017 sono state lavorate 241 mila tonnellate di biomasse che sono state trasformate in 166 mila tonnellate di green diesel e 34 mila di green nafta e 10 mila di green Gpl, con un risparmio emissivo di 440 mila tonnellate di CO2 rispetto a processi tradizionali. L’attenzione alla sostenibilità della biomassa utilizzata è sempre prioritaria e ha portato alla definizione di una specifica policy.
Legambiente fa tuttavia notare che a oggi, su 71 Paesi sono solo 15 quelli nei quali Eni ha iniziato o concluso la realizzazione di progetti da fonti rinnovabili, portando a termine solo il 10% del piano quadriennale. In Italia, invece, sono 14 i progetti previsti entro il 2022 e distribuiti in 12 regioni, per una capacità complessiva di circa 220 MW di solare. L’unico impianto fotovoltaico entrato in esercizio è attualmente quello a inseguimento solare di Ferrera Erbognone (Pavia), presso il Green data center di Eni: 2.968 moduli per un MW di potenza complessiva.