Martedì 17 dicembre 2019, presso l’Aula Magna dell’Istat, si è svolta la Conferenza stampa evento di Presentazione dei primi risultati della seconda edizione del Censimento permanente delle Istituzioni Pubbliche (data di riferimento: 31/12/2017).
I dati presentati restituiscono un primo set di informazioni raccolte nell’ultima rilevazione censuaria, che si è chiusa lo scorso anno con il 99,1% dei questionari compilati, e forniscono un quadro informativo dettagliato sulle caratteristiche strutturali e organizzative delle unità della Pubblica Amministrazione.
Tra i temi di questo primo rilascio di dati: risorse umane e formazione, organi e struttura organizzativa, articolazione territoriale nonché alcuni approfondimenti innovativi riguardanti digitalizzazione e sicurezza informatica.
Primo punto rivelante del Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche 2017: è ripartito il turnover nelle istituzioni pubbliche e, dal 2015 al 2017, i dipendenti pubblici sono aumentati dell’1,1%. Si vedono, inoltre, “segnali di una ripresa dell’occupazione dipendente”. L’aumento riguarda il tempo indeterminato (+0,9%) meno dei contratti a termine (+2,2%). Questo recupero compensa i cali degli anni precedenti e, nel periodo 2011-2017, i dipendenti sono pressoché stabili (-0,1%) con un balzo di contratti a tempo (+7,3%) e un calo dei fissi (-0,8%).
“La presenza femminile nelle posizioni di vertice delle istituzioni resta limitata. La quota di donne in posizioni apicali si attesta al 14,4% nonostante esse rappresentino il 56,9% del personale in servizio”, ha affermato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, nel corso della presentazione e la parità di genere è “un’area dove occorre concentrare energie e interventi mirati”.
“La quota più alta di dipendenti pubblici è presente in Valle d’Aosta e a Trento e Bolzano/Bozen (le uniche realtà con più di 7 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti), la più bassa in Lombardia (3,8), Veneto (4,3), Campania e Puglia (4,2)”, ha detto ancora Blangiardo. I dipendenti pubblici sono 3.321.605 nel 2017 ai quali si aggiungono 195mila lavoratori tra collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, altri atipici e temporanei (il 5,5% delle unità in servizio). Oltre la metà dei dipendenti (54,6%) sono concentrati nell’Amministrazione centrale, che comprende anche il personale delle scuole statali e delle forze armate e di sicurezza. Il 19,8% è occupato nel Servizio sanitario nazionale, l’11,3% nei Comuni.
La quasi totalità delle istituzioni pubbliche ha utilizzato il web per la gestione dei dati e l’erogazione dei propri servizi (87,9%), “tecnologia il cui utilizzo è ormai consolidato in tutte le realtà organizzative, con lievi ritardi tra i Comuni (87,4%), le Comunità montane e le unioni dei comuni (85,8%), gli Enti pubblici non economici (89,5%)”. Lo comunica l’Istat che indica come invece “sembrano poco diffuse le tecnologie più avanzate”: nel 2017 il 5,9% delle istituzioni pubbliche ha analizzato big data e il 4,6% ha impiegato la tecnologia Internet of Thing – Iot. Sono definite “ancora poco sfruttate, rispetto alle possibilità di impiego”, le applicazioni mobile (19,4%), “soprattutto considerando che il 41,9% delle istituzioni utilizza i social media nelle interazioni con gli utenti”. L’utilizzo dei servizi di cloud computing è invece diffuso al 30,5%.
“Il personale della pubblica amministrazione non sempre è all’altezza delle sfide che la tecnologia pone” per questo “serve rivedere i bandi”, ha detto la ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, alla presentazione del censimento permanente delle istituzioni pubbliche dell’Istat. Dadone dichiara che “ci devono essere skill digitali e trasversali per far cambiare giorno per giorno la P.a. Bisogna rivedere anche le procedure concorsuali che devono essere velocizzate”.
Sono 154 i comuni con a capo un commissario straordinario, di cui il 53,2% nel Sud e il 16,9% nelle Isole al 31 dicembre 2017. “Il fenomeno dei commissariamenti ha registrato un aumento del 23,2% tra 2015 e 2017, per via dell’aumento del numero di comuni sottoposti a procedura straordinaria nel Mezzogiorno”, osserva l’Istat. In Calabria, in particolare ci sono 27 commissariamenti, il 17,5% del totale, seguono la Campania con 25, la Sicilia con 18.