Il digitale sta trasformando ormai anche il turismo, come tutti gli altri settori. Turismo digitale significa tante cose. Prima di tutto, ma non solo, eCommerce. Sono ogni anno più numerosi i vacanzieri che effettuano prenotazioni online, e ben di più le persone che decidono la destinazione cercando informazioni in Rete, a prescindere dal metodo di prenotazione.
La nota piattaforma Airbnb è proprio uno degli esempi più fulgidi di condivisione di risorse e, di fatto, ha rivoluzionato, in pochi anni, il settore immobiliare. Un’idea che ha radicalmente cambiato le modalità di affitto breve o turistico, che dir si voglia, offrendo nuove opportunità, non solo ai proprietari, ma anche a chi cerca un alloggio temporaneo o una casa per trascorrere le proprie vacanze.
In varie città è, tuttavia, emerso un genere di protesta ricorrente: molti centri europei si sentono assediati dal turismo di massa, e i residenti hanno cominciato ad accorgersene.
Ventidue città europee, fra cui Bologna, Firenze e Milano, chiedono norme europee più stringenti per regolare le piattaforme online che permettono di affittare stanze o appartamenti per brevi periodi. L’appello è contenuto in una lettera aperta in cui si chiede alle istituzioni comunitarie – Commissione Ue ed Europarlamento – di agire in questo senso. “Le nostre città riconoscono che il turismo sia un’importante fonte di reddito e di lavoro per molte persone, e non si oppongono a nuove forme di affitto per le vacanze”, si legge nel comunicato che accompagna la lettera, “ma l’affitto turistico in case private può essere fatto responsabilmente solo se è in vigore la necessaria normativa. Oggi vediamo troppi casi di affitti illegali di case. Abbiamo bisogno di queste abitazioni per accogliere le persone che desiderano vivere e lavorare nelle nostre città”.
“L’attuale legislazione europea ci rende virtualmente impotenti davanti alle aziende che operano a livello globale” in questo settore, denuncia la coalizione delle città, di cui fanno parte anche Amsterdam, Barcellona, Londra e Parigi. Le città chiedono quindi che il nuovo quadro normativo europeo obblighi le piattaforme online a “condividere i dati rilevanti” con le amministrazioni cittadine e permetta una crescita “bilanciata” del turismo, “assicurando allo stesso tempo l’accessibilità al mercato immobiliare”.