Molti i ritardi del passato sull’utilizzo dei fondi di progettazione per il contrasto al dissesto idrogeologico, un tema oggi improcrastinabile e di primo piano per il Paese. Questa una delle considerazioni fatte dal titolare dell’Ambiente, Sergio Costa, a seguito della pubblicazione degli ultimi dati contenuti nel Report della Corte dei conti sullo stanziamento per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018). Dalle rilevazioni dell’Ispra (2018) sappiamo che il 91,1% dei Comuni italiani sorge in un’area in cui il rischio di dissesto idrogeologico è notevole. La superficie delle zone classificate a pericolosità da frana alta o idraulica di media intensità si attesta complessivamente a 50.117 chilometri quadrati, cioè al 16,6% del territorio peninsulare. Si tratta di luoghi in cui, a seguito di precipitazioni molto abbondanti, possono verificarsi frane o alluvioni, anche di notevole entità.
“E’ anche per questo motivo, e per rimediare agli errori del passato, che abbiamo avviato un cambiamento di governance che ha portato le competenze in materia in capo al Ministero dell’Ambiente – ha detto Costa – che si sta già occupando di curare e organizzare gli investimenti per interventi di messa in sicurezza del territorio. Grazie a questa riorganizzazione i tempi di assegnazione delle risorse dal Dicastero ai commissari attuatori degli interventi anti dissesto sono passati da quasi due anni a tre mesi”.
Il Ministro ha inoltre ricordato che quando è stato approntato il Piano nazionale Proteggi Italia, il governo ha stanziato 11 miliardi di euro per il triennio 2019-2021 per la messa in sicurezza del territorio dal rischio di dissesto idrogeologico, con i primi 3 miliardi di euro disponibili nell’ambito del Piano stralcio 2019 per opere immediatamente cantierabili. Per una piena e soprattutto rapida attuazione del piano, Costa ha chiesto che il disegno di legge Cantiere Ambiente, incardinato al Senato, possa avere un iter snello e veloce. “L’Italia – ha sottolineato – ne ha un forte bisogno. Ora la grande sfida è fare in modo che gli interventi non siano più emergenziali, rincorrendo allarmi e purtroppo spesso tragedie, ma preventivi. E proprio su questo stiamo lavorando con le Regioni”.
Nella delibera con cui il Cipe ha approvato la prima fase della pianificazione stralcio 2019 proposta dal Ministero dell’Ambiente sono stati indicati 263 interventi infrastrutturali urgenti eseguibili già quest’anno. Dalla ripartizione delle risorse per Regioni si rileva che il maggior numero di interventi (35) sono da effettuato in Lazio. Dal punto di vista delle risorse è invece il Piemonte ad avere la quota maggiore (quasi 35 milioni di euro).
Ma come mette in evidenza la relazione sul “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018)”, approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti con deliberazione n. 17/2019/G del 31 ottobre scorso, sono diverse le criticità reiterate a livello nazionale e a livello locale. Tra queste: l’inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative; l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi; la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni; la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate; la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto.
Il piano Proteggi Italia prevede una governace rafforzata, basata sul raccordo tra la cabina di regia Strategia Italia e il Ministero dell’Ambiente per promuovere, una maggiore omogeneità e integrazione delle banche dati, nonchè l’erogazione dei finanziamenti secondo nuove modalità. Da una parte quindi dovrà essere garantita una maggiore disponibilità di cassa e dall’altra occorrerà passare dal sistema del rimborso a quello degli acconti garantiti. Non ci si può più permettere di parlare linguaggi diversi, quella del Paese è oggi una corsa contro il tempo, una sfida che occorre vincere.