Si è aperta ieri la tre giorni dedicata a “La rigenerazione nei borghi e nei centri storici minori – conoscenza, partecipazione e valorizzazione”, con focus tematici dedicati alla rigenerazione urbana e alla diffusione delle buone pratiche di riqualificazione nei piccoli centri storici. L’evento inaugura il progetto “Semi di rigenerazione”, un format itinerante teso a coinvolgere le Amministrazioni locali con l’obiettivo di accompagnarle nel complesso percorso della rigenerazione dove le competenze si intrecciano e le comunità si riorganizzano. Diversi gli appuntamenti che si alternano nella Fortezza Pontremoli, sede dell’iniziativa, toccando il tema della resilienza, della valorizzazione e della sicurezza per sensibilizzare e promuovere iniziative attraverso l’affiancamento tecnico alle amministrazioni, il coinvolgimento delle comunità e la creazione di reti di interesse.
Uno dei punti centrali riguarderà la riscoperta di territori dimenticati da riattivare attraverso la partecipazione e l’empowerment delle piccole comunità, il rilancio delle relazioni sociali, la nascita di nuove economie e il recupero del patrimonio, mettendo sempre in primo piano un approccio basato sulla sostenibilità, sull’inclusione sociale e sull’innovazione. In un Paese come il nostro, ricco di piccoli Comuni, sono necessarie specifiche azioni per evitare che il progressivo spopolamento determini l’abbandono dei luoghi, l’incuria e il conseguente depauperamento del patrimonio paesaggistico, storico, artistico e culturale italiano. Secondo i dati dell’Ance, tra il 2002 e il 2016, la popolazione di 0-14 anni nei piccoli Comuni è diminuita di 181.374 unità (-14,2%), mentre sono stati registrati oltre 205.000 over 65 in più (+9%).
Il pericolo è che i borghi siano destinati a diventare paesi disabitati, con centri storici privati di abitanti e di attività commerciali, spesso a favore di aree più esterne. In Italia i piccoli Comuni (5.591 nel 2016) con una popolazione uguale o inferiore ai 5.000 abitanti (il 69,9% del totale) hanno ospitato 10.039.829 persone residenti, il 16,6% della popolazione nazionale, occupando circa la metà del territorio peninsulare (il 54,2% della superficie). Nel processo di valorizzazione dei borghi ricopre un ruolo strategico il recupero e la riqualificazione del patrimonio immobiliare, non solo a fini turistici ma, più in generale, nella visione di rendere più sicure le abitazioni di chi ci abita e, in un’ottica di ripopolamento, di chi deciderà di trasferirsi.
I Comuni italiani localizzati nelle aree a rischio sismico sono circa 5.800. Di questi, 700 ricadono nella zona con pericolosità elevata, 2.200 comuni si trovano in zona 2 e i restanti 2.900 in zona 3. Il patrimonio abitativo dei piccoli Comuni ubicati nelle aree a rischio risulta particolarmente vecchio: la quota di immobili costruiti prima del 1945 è, infatti, pari al 35,8% (più o meno milione di edifici), contro il 25,9% di media nazionale. Questa percentuale sale al 77,6% se si considerano i fabbricati residenziali realizzati prima del 1981. I diversi programmi pubblici di investimento a livello territoriale offrono una condizione favorevole per la definizione di nuovi modelli di intervento, sia in termini di governance che di finanziamento. La sfida è rappresentata oggi dalla necessità di assicurare che le risorse pubbliche a disposizione siano utilizzate come elemento catalizzatore dei processi di riqualificazione e di rivitalizzazione dei borghi, proprio come avviene per altre esperienze europee. In questo quadro, la visione unitaria dalle Città metropolitane fino ai piccoli comuni, può garantire maggiore efficacia, all’interno di una strategia sinergica. L’evento è promosso dal Comune di Pontremoli con il patrocinio, tra gli altri dell’Anci, della Regione Toscana, dell’Ordine degli Architetti di Massa Carrara e dell’Unione dei Comuni Montana Lunigiana.