La Camera, nella seduta del 17 marzo 2016, ha approvato in prima lettura la proposta di legge n. 3057 (Gadda ed altri) recante “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale” con la quale si intende aumentare la sostenibilità del sistema ambientale attraverso l’incentivazione e la semplificazione di buone pratiche nei confronti della riduzione dello spreco alimentare e del riuso delle eccedenze, facilitando così la transizione verso un’economia di consumo definita “circolare”.
Il rifiuto alimentare comporta un dispendio di risorse naturali e idriche, consumo di concimi e, specialmente, emissioni di anidride carbonica lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione e consumo finale.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha quantificato, a livello mondiale, lo spreco di cibo destinato al consumo umano in 1,3 miliardi di tonnellate; allo stesso modo, per il 2014 Waste Watcher ha quantificato in 8,1 miliardi di euro l’anno lo spreco domestico italiano. Queste cifre, sommate alla previsione delle Nazioni Unite sulla crescita della popolazione che dovrebbe superare i 9 miliardi di persone entro il 2050, pongono la necessità di una maggiore produzione di alimenti e, parallelamente, di una riduzione degli sprechi di prodotti agroalimentari.
Conseguentemente alla direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE ed alla risoluzione europea 2011/2175(INI) del 19 gennaio 2012, che ha proclamato il 2014 quale “Anno europeo della lotta allo spreco alimentare”, è stato introdotto, a livello europeo, un principio innovativo di tutela dell’ambiente basato sulla riduzione dei rifiuti, recepito in Italia con l’adozione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (d. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 7 ottobre 2013) e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, contesto normativo entro il quale si inserisce la proposta di legge in questione.
Il provvedimento si compone di cinque CAPI, per complessivi 15 articoli, all’interno dei quali figurano anche norme che prevedono l’intervento dei Comuni per regolamentare le agevolazioni in materia di TARIFFA RIFIUTI per i soggetti che provvedono a cedere i prodotti alimentari invenduti.
Al capo I la proposta di legge si concentra sulle linee di intervento volte a favore della transizione verso un’economia circolare, che permetta il recupero e la redistribuzione dei prodotti invenduti a fini di solidarietà sociale, riducendo gli impatti negativi sull’ambiente ed incentivando cambiamenti nei modelli di produzione industriale. Al fine di diffondere a livello capillare l’utilizzo di buone pratiche che favoriscano il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, vengono favorite e sostenute attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione della cittadinanza e delle istituzioni sulle materie in oggetto della proposta di legge.
Il capo II semplifica il suddetto processo di cessione dei prodotti, non più adatti alla vendita o invenduti, contribuendo alla riduzione degli sprechi e sostenendo il diritto ad una corretta alimentazione per i cittadini in condizioni di difficoltà economica. Grazie all’articolo 2, che interviene sulla legge n.155 del 2003 (cosiddetta legge del buon samaritano), viene ampliato lo spettro dei beneficiari di tale redistribuzione e, con l’articolo 3, si concede la possibilità di cedere a scopo benefico i prodotti alimentari il cui termine minimo di conservazione sia stato superato da non più di trenta giorni.
Gli articoli 4, 5 e 6 regolamentano la suddetta cessione da parte di negozi e grande distribuzione, verso associazioni non profit e comitati di beneficienza, delle eccedenze alimentari non più conformi ai requisiti aziendali ma comunque idonee all’alimentazione umana o animale, escludendo prodotti alcolici e di pescheria fresca. Le misure igienico-sanitarie minime per la donazione delle eccedenze alimentari vengono demandate, con l’articolo 8, al Ministero della Salute.
Con il capo III, articolo 10, si intende semplificare le procedure fiscali per i beni ceduti gratuitamente eliminando la comunicazione obbligatoria scritta, agli uffici amministrativi competenti, delle quantità e caratteristiche degli stessi beni ceduti per valori fino a 15.000 euro; inoltre, si prevede il superamento dell’obbligo di annotazione mensile sui registri IVA riguardo la natura, qualità e quantità dei beni ceduti gratuitamente (tali dati sono, infatti, già presenti sia nel documento di trasporto emesso dal cedente, sia nell’autocertificazione rilasciata dal ricevente).
Al fine di sostenere e promuovere le misure previste dalla presente proposta di legge, il capo IV, articolo 11, prevede incentivi fiscali a favore dei produttori che dimostrino di aver ceduto beni alimentari secondo quanto previsto dalla sopracitata legge n. 155 del 2003. L’incentivo consiste nell’applicazione di un coefficiente di riduzione della tariffa relativa alla tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, determinato dall’ente locale, che sia proporzionale alla quantità di eccedenze cedute a fini benefici.
L’articolo 12 sostiene gli investimenti ambientali e ad alto contenuto innovativo nel territorio dello Stato attraverso la concessione di un credito di imposta del 15 per cento delle spese sostenute in eccedenza, rispetto alla media degli investimenti ambientali effettuati nei cinque anni precedenti. L’articolo 13, invece, concede un contributo fino al 15 per cento del prezzo di acquisto (per un importo massimo di 3.500 euro) alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale che acquistano in Italia beni mobili strumentali, utilizzati direttamente ed esclusivamente per le finalità di cui alla sopracitata legge n. 155 del 2003.
Il Capo V, articolo 15, interviene infine in materia di appalti, concedendo la possibilità di inserire il criterio della cessione a titolo gratuito delle eccedenze alimentari quale elemento a favore dell’individuazione dell’offerta più vantaggiosa.
La proposta di legge in oggetto, approvata in prima lettura alla Camera , è stata trasmessa al Senato ed al momento in cui otterrà il voto definitivo l’Italia si doterà di una legge contro lo spreco alimentare con importanti risvolti sia sul piano sociale che ambientale. A differenza della legge francese, approvata nel febbraio 2016, che possiede un approccio sanzionatorio nei confronti dei protagonisti della filiera agroalimentare che non si attengono alle norme anti-spreco, la legge italiana punta su sensibilizzazione, semplificazione burocratica ed introduzione di incentivi economici per favorire la diffusione di buone pratiche contro lo spreco alimentare e di risorse naturali