Il Fab Lab del Politecnico di Bari ha realizzato, senza che i progettisti avessero alcuna competenza nell’ambito della liuteria, un violino tramite la tecnologia della stampa 3D. Il progetto, nato alla fine del 2021 dalla creazione di un gruppo di lavoro del Politecnico di Bari dei settori dell’ingegneria e dell’architettura, parte dall’idea di utilizzare le nuove tecnologie per replicare le lavorazioni artigiane dei secoli scorsi al fine di creare strumenti in grado di riprodurre suoni conformi ai prodotti originali. L’assunto teorico è quello di poter replicare un violino e il suo suono senza nessuna conoscenza dell’arte del liutaio tramite la misurazione dei violini tradizionali.
Ciò è stato possibile grazie all’adozione di macchinari a controllo numerico adottati nel perimetro delle tecnologie riconducibili all’ambito di industria 4.0, un risultato estremamente impegnativo che coinvolge, oltra alla strumentazione di manifattura digitale, anche una fase di analisi acustica e materica dello strumento. Il prodotto realizzato ha passato la valutazione di una commissione composta da 2 liutai e un maestro violinista. La presentazione del progetto e dei risultati è fissata il 14 giugno in diretta su Facebook alla pagina del Fab Lab del Politecnico di Bari.
Ma un passo indietro, Cosa c’entra un violino di Stradivari, Amati o del ‘700, di scuola napoletana con il Poliba? Un po’ di storia è indispensabile.
Le prime apparizioni in Italia risalgono alla seconda metà del 500, la sua forma nel tempo viene empiricamente modellata da costruttori (liutai) e musicisti e nascono scuole di maestri liutai, soprattutto al nord, Venezia, Cremona, Brescia che modellano legni di varia provenienza e stagionatura e li impregnano di vernici naturali capaci di fare la differenza. Le sue caratteristiche cambiano e appare la mentoniera dal 1800, il timbro dello strumento, che nasce dalla relazione in uno tra cassa di risonanza, archetto, musicista che diventa nel tempo sempre più personalizzato e in breve tempo il violino assume la sua identità, diventando la “voce” riconosciuta della musica classica.
Da una decina d’anni, nel mondo, alcuni centri di ricerca e università sono impegnati nello studio delle caratteristiche dello strumento e ciò è stato favorito dalla presenza della rivoluzionaria tecnologia 3D che ha aperto nuovi spazi e opportunità per la scienza in settori diversificati. Alcuni centri si sono misurati sulla replicabilità dei violini più celebri al mondo, altri, si sono spinti oltre: replicare anche la sua anima, la sua voce, quella dei violini dei grandi maestri. Ma con quali materiali? e con quali risultati? E’ possibile replicare uno Stradivari con le nuove tecnologie 3D? Mossi da curiosità un gruppo di lavoro del Politecnico di Bari dei settori dell’ingegneria e dell’architettura ha avviato una ricerca alla fine del 2021 per la curiosità di comprendere un “fenomeno” acustico dal punto di vista scientifico, attraverso il principio di dimostrabilità di un assunto teorico attraverso la sua replicabilità pratica. In tale percorso di ricerca sperimentale è stato coinvolto il FabLab del Poliba (sede a Bitonto), centro di particolare rilevanza scientifica nello studio e nelle applicazioni della tecnologia 3D.
L’assunto è stato quello di dimostrare che un “maker” (artigiano digitale) possa essere in grado di “replicare” un violino e il suono, senza nessuna conoscenza dell’arte del liutaio ma “studiando” e misurando un violino della tradizione grazie all’avvento delle tecnologie e macchinari a controllo numerico appartenenti alla strumentazione dell’industria 4.0. Oltre all’uso degli strumenti di manifattura digitale la ricerca ha incorporato anche la fase di analisi acustica e materica dello strumento 4.0, qualche settimana fa, l’esame finale della sperimentazione in laboratorio è stato condotto al cospetto di una commissione composta da 2 liutai e un maestro violinista.