Nel 2020, complice la pandemia, un milione di persone in più si trovano in povertà assoluta, di cui 335mila famiglie in più rispetto al 2019. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel 2020 le famiglie in questa drammatica condizione sono oltre 2 milioni (il 7,7% del totale, da 6,4% del 2019, +335mila), per un numero complessivo d’individui pari a circa 5,6 milioni (9,4% da 7,7%). Dal punto di vista territoriale, al Nord la povertà cresce di più, ma nel Mezzogiorno resta la più alta. L’incremento della povertà assoluta è maggiore nel Nord del Paese e riguarda 218mila famiglie (7,6% da 5,8% del 2019), per un totale di 720mila individui. Peggiorano anche le altre ripartizioni ma in misura meno consistente. Il Mezzogiorno resta l’area dove la povertà assoluta è più elevata: coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro.
Nel 2020, l’incidenza di povertà assoluta cresce soprattutto tra le famiglie con persona di riferimento occupata (7,3% dal 5,5% del 2019). Si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019. Tra queste ultime, oltre la metà ha come persona di riferimento un operaio o assimilato (l’incidenza passa dal 10,2 al 13,3%), oltre un quinto un lavoratore in proprio (dal 5,2% al 7,6%). Ovviamente, il dilagare della povertà assoluta s’inquadra nel contesto di un calo record della spesa per consumi delle famiglie (su cui si basa l’indicatore di povertà). Secondo le stime preliminari, infatti, nel 2020 la spesa media mensile torna ai livelli del 2000 (2.328 euro; -9,1% rispetto al 2019). Rimangono stabili solo le spese alimentari e quelle per l’abitazione mentre diminuiscono drasticamente quelle per tutti gli altri beni e servizi (-19,4%).
Fonte: Istat