Le Ferrovie Dismesse rappresentano in Italia un patrimonio di oltre 5.000 km. e il loro recupero è un tema seguito costantemente dalla FIAB che già nel 2010, aveva realizzato una prima indagine dal titolo “Dalle rotaie alle bici” con l’obiettivo di classificare l’esistente e stimolare gli amministratori ad attuare scelte per la riqualificazione dei sedimi ferroviari non più in uso e per la riconversione in percorsi dedicati alla mobilità in bicicletta. A fine 2020 una nuova indagine della FIAB restituisce una fotografia da cui emerge un +60% di chilometri di ferrovie dismesse recuperati e trasformati in ciclabili, passando dai precedenti 640 ad oltre 1.000 km.
Recuperare una Ferrovia dismessa significa tenere viva la memoria e la storia di una infrastruttura pre-esistente, dando nuova vita a un lavoro realizzato oltre settant’anni fa. I progetti di riqualificazione includono sempre il recupero di vere e proprie opere d’arte, come gallerie, ponti, viadotti, caselli e stazioni, che sono un importante patrimonio culturale e architettonico del nostro Paese, inoltre riqualificare un tratto di ferrovia consente di evitare il consumo di suolo pubblico vergine, interventi che oltre ad essere realizzati nel pieno rispetto dell’ambiente hanno un impatto minimo sul territorio.
Oggi le tratte ferroviarie dismesse riconvertite in ciclovie sono passate da 42 a 57, coinvolgendo tutte le Regioni tranne la Valle d’Aosta e il Molise che, però, hanno solo pochi tratti dismessi. Le regioni che hanno in assoluto più sedimi ferroviari recuperati e convertiti in percorsi ciclabili, sono il Veneto con 165,5 km seguito dalla Emilia Romagna con 132,2 km e dalla Lombardia con 121,3. A queste si affiancano regioni che, indipendentemente dal numero di chilometri di ferrovie dismesse riqualificate in ciclovie, hanno creduto in questo tipo di investimenti come l’Umbria da 11 a 73 km con un +564%, la Basilicata, da zero tratte recuperate a 41,6 km, ovvero +416%, e l’Abruzzo +425% con un cantiere ancora in corso lungo la Costa dei Trabocchi.
La tratta ferroviaria con il maggior numero di chilometri recuperati è in Sicilia, la Godrano-Ficuzza-San Carlo 62 km convertiti in ciclovia, seguita, all’estremo opposto della penisola, dal Friuli con la tratta Tarvisio-Gemona di 58 km lungo la ciclovia dell’Alpe Adria. I vantaggi che il recupero di una tratta dismessa porta con sé sono comunque innumerevoli: dalla valorizzazione dei paesi di montagna, nuova linfa per una piccola economia locale, al supporto al cicloturismo e di conseguenza alla mobilità sostenibile; al fatto di rappresentare un valido incentivo per la apertura o riapertura di servizi e attività di accoglienza rivolte ai cicloturisti.
“Bici e treno sono i mezzi sostenibili per eccellenza, entrambi con una storia alle spalle e un futuro da sviluppare, come confermato dal Green Deal europeo di Ursula von der Leyen, che punta sui treni veloci al posto degli aerei nelle tratte continentali, dichiara Alessandro Tursi, Presidente FIAB e Vicepresidente di ECF-European Cyclists’ Federation che aggiunge: “Ben venga il trasporto ferroviario quando è reale trasporto con corse quotidiane affiancate da treni turistici, ma lasciare una linea per i soli treni turistici per poche corse nell’arco di un anno, porta a pensare che forse ne deriverebbe un bene maggiore per la collettività nella conversione in ciclabile, aperta a tutti a ogni ora del giorno. L’uso ciclabile permette di accedere al territorio, di viverlo e rivitalizzarlo in modo continuo, metro per metro”.
Fonte: Italia che cambia – FIAB