Le pubbliche amministrazioni cambieranno volto e prassi e i cittadini saranno sgravati dal peso sempre più insopportabile della burocrazia? Parrebbe di sì, stando alle misure introdotte dal decreto-legge semplificazioni approvato dal Governo. Vediamo di che si tratta. Per la maggior parte degli adempimenti burocratici, scaduti i termini previsti dalla legge, varrà la regola del silenzio-assenso, con inefficacia degli atti tardivamente intervenuti. Sarà, pertanto, varata la conferenza di servizi semplificata, con la compressione dei tempi: tutte le amministrazioni coinvolte dovranno rispondere entro 60 giorni. Inoltre, le amministrazioni dovranno misurare la durata effettiva dei procedimenti di maggiore impatto per cittadini e imprese, confrontarli con i termini previsti dalla legge e pubblicarli. Sarà, a tal fine, favorita la partecipazione di cittadini e imprese ai procedimenti amministrativi telematici, introducendo il principio generale che le pubbliche amministrazioni devono erogare i propri servizi in digitale e che i cittadini devono poter consultare gli atti nella stessa forma digitale.
Il decreto taglia anche i costi della burocrazia, prevedendo che, sia per le norme primarie che per i decreti attuativi, qualora s’introducano nuovi costi regolamentari, si debbano eliminare altri oneri di pari valore, oppure rendere i nuovi costi introdotti fiscalmente detraibili. Altra novità rilevante, l’Agenda della semplificazione amministrativa per il periodo 2020-2023, definita secondo le linee di indirizzo condivisa fra, Stato, Regioni, Province autonome ed enti locali, accompagnata da una modulistica standard in tutto il Paese per la presentazione di istanze, dichiarazioni e segnalazioni da parte dei cittadini.
Una mano viene data pure agli amministratori pubblici: prevista fino al 31 luglio 2021 la limitazione della responsabilità per danno erariale al solo dolo per quanto riguarda le azioni, mentre resta invariata per quanto riguarda le omissioni, in modo che i funzionari siano chiamati a rispondere in misura maggiore per eventuali omissioni o inerzie, piuttosto che nel caso di condotte attive. Inoltre, la fattispecie del dolo viene riferita all’evento dannoso e non alla sola condotta. Rafforzato anche il controllo concomitante da parte della Corte dei conti per accelerare le spese di investimento pubblico e viene definito in modo più puntuale il reato di abuso d’ufficio, affinché i funzionari pubblici abbiano certezza su quali siano gli specifici comportamenti puniti dalla legge.