Nel corso della I Conferenza (Roma, 27-28 febbraio 2019) del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), è stata presentata seconda edizione del Rapporto Ambiente – SNPA.
SNPA è stato istituito con Legge n. 132/2016 (operativo dal 1° gennaio 2017) con l’obiettivo di assicurare omogeneità ed efficacia alla conoscenza e al controllo pubblico della qualità dell’ambiente, supportando le politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica.
Monitoraggio, controllo, ricerca, analisi e produzione dei dati ambientali sono le principali attività del Sistema SNPA. Lo scorso anno sono state condotte 600 mila analisi di laboratorio, 100 mila tra ispezioni, verifiche e controlli sul campo, effettuate 74 mila valutazioni su questioni ambientali.
Per fornire una descrizione puntuale ed esaustiva della situazione ambientale del Paese, SNPA ha elaborato oltre 300 indicatori statistici e oltre 150.000 dati aggiornati in linea con gli obiettivi dell’azione europea in campo ambientale.
Il Rapporto Ambiente – SNPA (Rapporto di Sistema sullo stato dell’ambiente), prodotto finale di un complesso lavoro di reporting che offre un quadro aggiornato della situazione ambientale nel Paese, è un efficace mezzo di conoscenza delle condizioni ambientali in Italia rivolto non solo ai decisori politici e istituzionali, ma anche agli scienziati ai tecnici e ai cittadini, uno strumento dal quale attingere sia informazioni, sia suggerimenti, per formulare una corretta analisi delle cause dei fenomeni descritti, legati soprattutto ai nostri modelli di sviluppo e stili di vita.
Il secondo rapporto annuale del Snpa rivela che il 75% dei fiumi italiani è in buono stato, il 7% non lo è e il 18% non è stato classificato. In buone condizioni il 48% dei laghi e più del 50% delle acque costiere (54,5%). Bene fanno i Distretti delle Alpi orientali, dell’Appennino Centrale e della Sardegna con un numero di corpi idrici in buono stato pari a circa l’80%.
Sforati, inoltre, in gran parte del territorio italiano i limiti giornalieri di PM10 previsti, in particolare nelle regioni del bacino padano (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) e in Campania. L’andamento delle concentrazioni del particolato PM10 nel medio periodo (2008-2017) è generalmente decrescente, si legge nel rapporto, tuttavia nel 2017 i limiti previsti dalla normativa non sono stati rispettati in gran parte del territorio nazionale. I superamenti interessano anche, con frequenza e diffusione minore, il Friuli (Pianura, Pordenone e Provincia), la Toscana (provincia di Lucca e di Pistoia), il Lazio (Valle del Sacco) e l’Umbria (Conca Ternana). In questi casi gli sforamenti sono per lo più limitati a specifiche aree, dove esistono localmente fonti emissive significative e condizioni meteorologiche che favoriscono l’accumulo degli inquinanti.
Cresce, infine, la percentuale di raccolta differenziata in Italia che nel 2017 ha superato la metà raggiungendo il 55,5% della produzione nazionale. In valore assoluto, nel 2017 la differenziata è arrivata così a circa 16,4 milioni di tonnellate, aumentando di poco più di 600 mila tonnellate rispetto al 2016. Il rifiuto urbano indifferenziato è diminuito di 1,1 milioni di tonnellate tra il 2016 e il 2017. Nel 2017, la produzione nazionale dei rifiuti urbani in Italia si è attestata a 29,6 milioni di tonnellate, con una riduzione dell’1,8% rispetto al 2016 (-534 mila tonnellate). Tra il 2006 e il 2010 la produzione si era mantenuta costantemente al di sopra dei 32 milioni di tonnellate.