Sulle spiagge dei 645 Comuni costieri italiani, come si sa, ai bagnanti non è permesso tutto. Sono numerose infatti le norme dettate da ordinanze comunali che essi sono chiamati a rispettare se non si vuole incorrere nel rischio di essere multati. Ogni anno, i sindaci dei comuni con alta affluenza turistica, regolamentano con norme e disposizioni l’accesso alle spiagge e le regole di comportamento.
A Stintino, nel nord della Sardegna, il Sindaco ha varato un regolamento in 8 punti per salvare La Pelosa, una delle spiagge più belle del Mediterraneo. L’ordinanza, che ricalca i provvedimenti anticipati a febbraio, prevede lo stop alle sigarette in spiaggia, asciugamani consentiti solo se posati sulle stuoie per tutelare la sabbia, ma anche l’obbligo per i turisti di sciacquarsi i piedi nelle apposite postazioni all’uscita delle passerelle, per evitare l’asportazione della sabbia. Sarà inoltre vietato l’uso di saponi o detergenti. Per i trasgressori sono previste sanzioni da 25 fino a tremila euro a seconda delle norme violate. Mentre a Cabras, sempre in Sardegna, è possibile fumare solo se muniti di posacenere, pena una multa fino a 500 euro. L’ordinanza è valida fino al 2021.
A Bibione invece, è vietato fumare lungo tutta la costa. No definitivo alle sigarette anche nello stabilimento di Sant’Antonio delle Fornaci, a Savona. Ci sono, però, anche alcuni lidi che non vietano del tutto il fumo ma impongono multe severe a chi getta mozziconi a terra o in acqua. Chi non obbedisce alla regola rischia un’ammenda che va da un minimo di 60 euro a un massimo di 300 euro. Le sigarette infatti oltre a fare danni enormi alla salute, costituiscono un pericolo anche per l’ambiente perché sono rifiuti tossici a tutti gli effetti, contengono sostanze cancerogene e non vanno mai lasciati dove capita, ma smaltiti correttamente. I mozziconi di sigaretta sono il rifiuto singolo più abbondante sulla Terra e anche tra i più complicati da smaltire, visto che impiegano fino a dieci anni di tempo prima di decomporsi.
Alle isole Tremiti hanno dichiarato guerra alla plastica, un’ordinanza del Sindaco stabilisce che dal 1 maggio nelle località e nelle spiagge dell’arcipelago saranno vietate tutte le stoviglie in plastica. Niente piatti per i picnic, bicchieri, coltelli e forchette monouso. Al loro posto soltanto materiali biodegradabili. Per chi non si adegua, sono previste sanzioni dai 50 ai 500 euro. L’obiettivo a lungo termine è arrivare anche al bando delle bottiglie di plastica e dei contenitori di polistirolo.
A Roma, già dallo scorso anno, la sindaca aveva firmato un’ordinanza per le spiagge del litorale che prevedeva limitazioni ai bagnanti che si portavano da mangiare da casa, quelli che nella tradizione romana sono da sempre conosciuti come “fagottari”. Nell’ordinanza del 2018 è prevista invece la possibilità di mangiare sulla spiaggia anche cibi propri ma rimane il totale divieto di farlo nelle cabine degli stabilimenti balneari.
E ancora, nel Lido di Venezia è vietato giocare con la palla. L’ordinanza comunale numero 277 del Comune di Venezia ha stabilito le regole da seguire nelle spiagge del Lido. Sono vietati i tuffi da tutte le dighe e dai pennelli a mare, la pesca, la pubblicità con il sorvolo di piccoli aerei o elicotteri sopra le spiagge. Inoltre sull’arenile non si può fare alcun gioco con la palla se non in apposite aree gioco degli stabilimenti balneari. La musica verrà fermata dalle ore 13 alle 16.
Molti Comuni, poi, negli ultimi anni hanno messo un freno alle attività in spiaggia nelle ore notturne, per motivi di ordine pubblico, di pulizia e di salvaguardia della sabbia. Forte dei Marmi, ad esempio, anche per il 2018 ha definito un numero massimo di feste realizzabili negli stabilimenti balneari durante l’intera stagione. Anche Ravenna ha fissato 7 date in deroga per le feste in spiaggia fino alle 3 di notte.
No anche ai massaggi sulla spiaggia, fatti da terapisti improvvisati. Si tratta di un fenomeno pericoloso, tale da essere stato preso in considerazione anche dal ministero della Salute che, a partire dal 2008, ha emanato una serie di ordinanze che dichiarano queste pratiche fuorilegge, un divieto teso a tutelare “l’incolumità pubblica dal rischio derivante dall’esecuzione di massaggi lungo i litorali”. Pericoloso perché si tratta di massaggi effettuati in mancanza di condizioni igienico sanitarie idonee che potrebbero provocare danni alla salute. Chi non rispetta tale divieto va incontro a multe salate.
Anche raccogliere e portare a casa sabbia e conchiglie souvenir è vietato. Il Codice della Navigazione infatti, all’art. 1162 (Estrazione abusiva di arena o altri materiali) prevede che “chiunque estrae arena, alghe, ghiaia o altri materiali nell’ambito del demanio marittimo o del mare territoriale ovvero delle zone portuali della navigazione interna, senza la concessione prescritta nell’articolo 51, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.549,00 a euro 9.296,00”.
Vietato anche accamparsi e dormire sulla spiaggia. Le spiagge sono parte integrante del demanio pubblico e decidere di accamparsi su di esse con la tenda per trascorrere qualche notte cullati dal suono delle onde è una abusiva occupazione di suolo pubblico. Regolamenti e ordinanze locali sanzionano anche pesantemente il fenomeno dell’accampamento abusivo in riva al mare, che in alcuni Comuni rappresenta una problematica diffusa, reputata idonea a giustificare azioni di controllo capillari. In questi casi le sanzioni arrivano addirittura a 500 euro.
La disciplina sui cani in spiaggia è poi ancora molto eterogenea. Nei lidi veneziani, per esempio, i cani possono accedere in 4 aree libere ma solo in quella di Punta Sabbioni possono entrare in acqua, con un massimo di cinque animali per volta con un umano che li osservi. Chi trasgredisce rischia 206 euro di multa. Cervia, invece, per la prima volta aprirà anche agli amici a quattro zampe. Quest’anno, dalle ore 6 alle 8 e dalle ore 21.30 a mezzanotte sarà consentito, tramite le apposite passerelle e pedane di raccordo, l’accesso dei cani esclusivamente sulla battigia e in acqua, purché nei limiti della quiete pubblica.