L’Istituto nazionale di statistica ha lanciato il progetto “Misure del benessere equo e sostenibile dei territori”, allo scopo d’implementare regolarmente un sistema di dati coerenti e integrati con la piattaforma Bes adottata a livello nazionale e utili a soddisfare la domanda di informazione statistica territoriale. Nuovi dati che si aggiungono ai risultati dei progetti Bes delle province e UrBes svolti dall’Istat in collaborazione con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), con l’Unione delle province italiane (Upi) e con la partecipazione delle associazioni degli statistici dei Comuni e delle Province (Usci e Cuspi).
Nell’analisi del Benessere equo e sostenibile vengono considerati non soltanto i livelli di wellness e il loro andamento nel tempo, ma anche le differenze nella loro distribuzione e articolazione territoriale. Guardare alla distribuzione del benessere nello spazio geografico aggiunge precisione all’analisi, in quanto mette a fuoco nel dettaglio le aree di vantaggio o di deprivazione relativa. Una buona risposta può essere data dalla riuscita del progetto in relazione agli strumenti delle istituzioni territoriali, in quanto quadro di riferimento unitario e sistematico teso a rafforzare il dialogo tra amministratori e cittadini promuovendo una rendicontazione periodica sullo stato della città e delle province.
Gli indicatori statistici (in tutto 61) sono articolati in 11 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività (prima denominato Ricerca e innovazione); Qualità dei servizi. Rispetto al Rapporto Bes a livello nazionale, composto da 12 domini, non è considerato il Benessere soggettivo, per la mancanza di fonti di adeguata qualità statistica mentre diverse componenti del benessere sono descritte per mezzo di misure ulteriori.
Gli indicatori che analizzano la relazione tra governance e benessere mostrano una diffusa insoddisfazione nei confronti delle istituzioni: l’affluenza al voto è costantemente diminuita nel corso degli ultimi anni e la fiducia verso i partiti politici, il sistema giudiziario e il Parlamento non è solida, anche se recentemente emergono lievi miglioramenti. Un buon attestato di fiducia è espresso da parte dei cittadini solamente nei confronti dei Vigili del fuoco e delle Forze dell’ordine. Nonostante la durata media in giorni dei procedimenti civili dei tribunali ordinari si sia ridotta, i tempi rimangono lunghi, le differenze territoriali molto forti. Anche la percezione di indipendenza del sistema giudiziario è ancora bassa.
Per quanto riguarda la salute, la rilevazione dell’Istat ci mostra come la speranza di vita alla nascita in Italia sia pari a 82,8 anni, con un completo recupero rispetto alla flessione osservata nel 2015, in concomitanza del picco di mortalità registrato in molti Paesi europei. Nel 2016, gli indicatori che descrivono la qualità degli anni da vivere in buona salute o senza alcuna limitazione nelle attività a 65 anni non evidenziano, invece, variazioni di rilievo rispetto agli ultimi due anni.
I principali indicatori di mortalità continuano a registrare un andamento positivo. Nel 2014, la mortalità infantile ha raggiunto il suo minimo storico e quella per tumori maligni negli adulti si è ridotta ulteriormente. Anche il trend della mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso si è confermata in diminuzione, consolidando la tendenza degli ultimi anni. Nel 2016, la mortalità per incidenti stradali dei giovani tra 15 e 34 anni è rimasta stabile sui valori del biennio precedente, dopo il costante miglioramento registrato tra il 2004 e il 2013. Permane il vantaggio delle donne per la gran parte degli indicatori di salute, sebbene continui a ridursi il divario di genere nella speranza di vita alla nascita.
Guardando poi al mercato del lavoro, nel 2016 in Italia la situazione è lievemente migliorata benchè la distanza con la media europea riferita al tasso di occupazione e di mancata partecipazione non risulta ridotta. Continua, ad esempio, a peggiorare il divario rispetto alla quota di occupati in part time involontario, particolarmente accentuato per la componente femminile.
Gli indicatori riferiti agli aspetti di conciliazione lavoro-famiglia e alla valorizzazione del capitale umano mantengono una intonazione negativa. Dopo cinque anni di aumento, il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli piccoli rispetto a quello delle donne senza figli torna a diminuire, a seguito di una riduzione del tasso per le prime e di un aumento per le seconde. La quota dei lavoratori con un alto livello di istruzione è ancora in aumento, soprattutto per le donne, ma divari territoriali che storicamente caratterizzano il mercato del lavoro non si riducono: le distanze per il livello di occupazione rimangono elevate, mentre la qualità del lavoro nel Mezzogiorno non peggiora.
L’istat ha inoltre registrato andamenti diversificati nell’evoluzione delle differenze di genere che si riduce per la permanenza in lavori instabili con bassa retribuzione, mentre si amplia per la sovraistruzione. Per gli stranieri tutti gli indicatori di qualità mostrano un miglioramento superiore a quello dei cittadini italiani, riducendo un gap che resta comunque molto elevato. In presenza di un aumento del tasso di occupazione, la riduzione del tasso di mancata partecipazione risulta più forte per i giovani di età compresa tra 15 e 34 anni rispetto a quella registrata nelle altre classi d’età.
In riferimento alla percezione della sicurezza l’Istat ha rilevato una sostanziale stazionarietà dei borseggi e delle rapine, mentre sembrano diminuire i furti in abitazione dopo anni durante i quali questi reati erano stati in crescita. Sul fronte delle percezioni della popolazione emerge una situazione complessivamente positiva. Diminuisce, infatti, la preoccupazione per sé o per altri della propria famiglia di subire una violenza sessuale e si notano con meno frequenza segni di degrado sociale nella zona in cui si vive. Rimane stabile la percezione della sicurezza. Le donne percepiscono in misura maggiore rispetto agli uomini i rischi di subire reati. A livello territoriale, si evidenzia una sostanziale uniformità tra le ripartizioni per quanto riguarda il livello di sicurezza percepito, pur in presenza di situazioni molto differenziate per quanto riguarda la prevalenza dei reati denunciati.
Infine uno sguardo all’ambiente che nelle scelte politiche come in quelle delle famiglie e delle imprese sembra in complessivo miglioramento secondo gli indicatori analizzati. L’Italia continua ad essere uno dei Paesi europei con il minor consumo di risorse materiali pro capite. Il conferimento di rifiuti in discarica, con la conseguente pressione sull’ambiente è in leggera diminuzione, così come aumentano l’incidenza della raccolta differenziata e la depurazione delle acque reflue. Miglioramenti sono stati rilevati nella qualità dell’aria nelle città di grandi dimensioni sebbene le polveri sottili rappresentino ancora un alto grado di criticità.