Tempo d’estate, tempo di siccità e d’alluvioni, paradossalmente. Fenomeni preoccupanti perfettamente in linea con quell’allarme sul riscaldamento del pianeta e sul connesso mutamento climatico che ormai risuona come un tam tam ossessivo, rimbalzando da un convegno all’altro, da una conferenza internazionale a un simposio fra scienziati ed esperti del settore. Ma senza produrre ancora significative ricadute pratiche a livello globale. Tant’è che il clima peggiore di anno in anno, e ora il Belpaese teme persino la penuria dell’acqua. Così si scatenano le polemiche. L’agricoltura è fra i principali imputati dello spreco di ‘oro blu’. Gli agricoltori, tuttavia, non ci stanno a passare per settore produttivo “sprecone” di acqua. Secondo la Coldiretti, ad esempio, su oltre 12 milioni di ettari coltivati in Italia, sono appena 2,5 milioni quelli irrigati, mentre nell’ultimo decennio l’innovazione nei campi si è orientata verso tecniche agricole salva risorse idriche, basate sulle micro irrigazioni, ossia tecnologie a bassa pressione che irrorano in prossimità delle piante e che permettono un considerevole risparmio di acqua”. In particolare, spiega la Coldiretti, si sono sviluppati sistemi di “Aridocoltura”, soprattutto nelle aree del Sud Italia. Una delel best practice più importanti riguarda l’isola di Pantelleria la quale, pur non avendo acqua sorgiva sul suo territorio insulare, produce il cappero e il moscato per il rinomato Passito, due prodotti famosi a livello mondiale, con tecnica agricola riconosciuta patrimonio Unesco, ottenuti con l’aridocoltura. Gli isolani coltivano utilizzano solo acqua piovana, captata attraverso una fitta rete e stivata in contenitori anche sotterranei dislocati in prossimità delle aziende agricole. Ecco perché un serio programma di salvaguardia delle risorse idriche non può prescindere da:
1) ridurre le perdite di trasporto e adduzione (gli acquedotti sono dei colabrodo con perdite che in alcuni casi raggiungono il 70%);
2) utilizzo sistemi irrigui efficienti (micro irrigazione a bassa pressione);
3) gestione irrigazione di precisione attraverso la scelta ottimale del momento e del volume irriguo basate su valutazione dell’evapotraspirazione tramite capannine meteorologiche e della reale esigenza delle colture;
4) riuso acque;
5) utilizzo tecniche di aridocoltura;
6) interventi strutturali in grado di captare l’acqua quando cade e renderla disponibile nei mesi più siccitosi ( invasi , casse di espansione dei fiumi ) che contrasterebbero anche il dissesto idrogeologico;
7) adeguata cura delle sistemazioni geopedologiche atte a limitare lo scorrimento superficiale di piogge troppo abbondanti dovute ai cambiamenti climatici.