Aumentano i cittadini attenti all’ambiente e alla raccolta differenziata. In Italia il numero dei municipi impegnati a ridurre la quota del secco indifferenziato è cresciuta: lo afferma Legambiente, in occasione dell’assegnazione dei premi Comuni Ricicloni, giunti ormai alla 24esima edizione.
Il rapporto è stato presentato a Roma durante la giornata conclusiva del IV Ecoforum organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club in partnership con il Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati.
Sono concentrati nel nord (82%) i Comuni Ricicloni 2017, ovvero quelli che producono meno di 75 kg di rifiuto secco indifferenziato per abitante all’anno e si qualificano campioni del riciclo.
Il tradizionale riconoscimento di Legambiente segnala numeri in aumento per quanto riguarda la battaglia al secco indifferenziato: i cittadini coinvolti salgono da 3 milioni a 3 milioni e 276 mila, nonostante il numero di Comuni premiati sia sceso (dai 525 del 2016 ai 486 di quest’anno) per un mancato dato dei comuni campani (scesi da 50 a 21) e per la fusione tra comuni di piccole dimensioni.
L’82% dei virtuosi è al Nord, con il Veneto a farla da padrone (29,2% dei Comuni liberi da rifiuti sul totale regionale), seguito da Friuli Venezia Giulia (27,8%) e Trentino Alto Adige (18%).
Al Sud troviamo il restante 10% dei Comuni, al Centro l’8%.
Nel settentrione aumentano i comuni lombardi ‘rifiuti free’, che passano dai 76 dell’anno scorso a 90, di cui ben 20 oltre i 10mila abitanti, e quelli trentini (+5).
Tra i capoluoghi di provincia passo in avanti di Trento, quarto ad aggiungersi a Pordenone, Treviso e Belluno come ‘libero da rifiuti’. Stabili Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Liguria, ancora assente la Valle d’Aosta mentre il Piemonte fa registrare il suo primo comune virtuoso sopra i 10mila abitanti: Cossato.
Nel rapporto presentato ieri aumentano nel complesso i comuni di una certa dimensione che contengono la produzione di rifiuto indifferenziato: troviamo Carpi, in Emilia Romagna con ben 71mila abitanti, poi Cassano Magnago, Tradate e Suzzara, tutti con più di 20mila abitanti in Lombardia e cinque comuni toscani tra cui Empoli (Fi) con 54mila abitanti e Capannori (Lu) con 46mila.
Dieci comuni di medie dimensioni anche in Veneto e uno (Pergine Valsugana) in Trentino.
Poche novità al Centro, con tre comuni in più rispetto allo scorso anno nel Lazio, la ricomparsa al Sud del comune di San Michele di Ganzaria in Sicilia e il calo sostanzioso in Abruzzo che passa da 12 a 5 realtà presenti nelle classifiche. Per il resto, escludendo l’assenza di un buon numero di comuni della Campania, si riconferma il trend del passato, compresa l’assenza della Puglia.
BENE MILANO, ROMA MALISSIMO
“Sull’economia circolare anche le grandi città possono fare la differenza- dice la presidente di Legambiente, Rossella Muroni- ce lo dimostra la città di Milano, prima metropoli italiana ad aver superato la soglia del 50% di raccolta differenziata, che ha domiciliarizzato il sistema della raccolta differenziata anche della frazione organica e che, con un milione e trecentomila abitanti serviti dal porta a porta, risulta prima a livello internazionale. Ma se il sistema di Milano fa scuola nel mondo, come dimostra l’interesse della città di New York nel replicare il modello meneghino, la Città Eterna non sembra imparare”.
“A Roma- termina Muroni- la gestione dei rifiuti rimane un problema gravissimo che può essere risolto con poche azioni concrete: estendendo il porta a porta a tutta la città, costruendo impianti anaerobici per la gestione dell’organico con produzione di biometano, costruendo centri del riuso realizzati accanto alle isole ecologiche per intercettare i rifiuti prima che divengano tali e applicando la tariffa puntuale, secondo il principio ‘chi inquina paghi’”.
Il sistema di gestione dei rifiuti consortile consolida la propria validità garantendo servizi omogenei su tutto il territorio servito. I numeri confermano che uniti è meglio: l’83% dei Comuni a bassa produzione di rifiuto indifferenziato, infatti, fa parte di un consorzio o di una comunità montana.