L’abbandono progressivo delle fonti fossili e il passaggio alle rinnovabili è un elemento cruciale della lotta al cambiamento climatico, perchè “il settore energetico rappresenta più dei due terzi delle emissioni di gas serra nel mondo”. Lo riafferma un gruppo di ministri, rappresentanti di istituzioni finanziarie internazionali e di organizzazioni non governative, che dalla Conferenza Onu sul clima mostrano come “la transizione energetica sia già in corso in tutto il mondo”. Sono già centinaia, ricorda una nota, i Governi, le città e le aziende che hanno sottoscritto impegni per accelerare il loro passaggio a fonti di energia più sostenibili, ma occorre un passo ulteriore. Con tre obiettivi: usare “tutte le tecnologie disponibili e avanzare su ricerca e sviluppo; diffondere l’ambizione di cambiare a tutti gli attori in tutte le regioni del mondo e soprattutto mobilitare i fondi necessari a permettere la transizione”. Quest’ultimo punto, che non a caso è uno dei nodi più complessi delle trattative in corso sull’accordo finale della Cop 21, è considerato imprescindibile sia dalle Ong presenti alla Conferenza che dai Paesi in via di sviluppo, ai quali, secondo diversi rappresentanti che si sono già espressi, non manca la buona volontà ma la disponibilità finanziaria e tecnologica. “L’energia solare già oggi potrebbe rispondere ai bisogni dell’Africa, portando l’elettricità a tutti, villaggio per villaggio, ma serve un supporto adeguato”, ha argomentato Nicolas Hulot, storico militante ecologista francese e presidente dell’omonima fondazione, una delle organizzazioni che monitora più attivamente i negoziati della Cop 21, secondo cui i 100 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti per politiche climatiche da parte dei Paesi avanzati devono essere “il pavimento, non il soffitto della nostra ambizione”. In questo ambito, l’Italia ha sottoscritto ieri due dichiarazioni congiunte di cooperazione sull’energia sostenibile, una con il Kenia, insieme alla Commissione europea, e una con la Nigeria, insieme a Francia, Gran Bretagna, Germania e Ue. In linea con l’auspicio del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, di veder aumentare in futuro il contributo del nostro Paese alla climate finance. Su questo fronte è poi cruciale il contributo degli investitori privati, che richiedono però, ha sottolineato il presidente dell’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena), Adnan Amin, la creazione di “un framework politico forte e chiaro che renda indiscutibile il percorso verso un’economia a basse emissioni. Gli investimenti nelle rinnovabili – ha aggiunto – quest’anno hanno toccato i 270 miliardi di dollari, ma restano sensibili al rischio politico di una scarsa visibilità sul futuro.