In un contesto generale che (tra l’altro) che vede l’ascesa al potere di un Presidente degli USA, D.Trump, abbastanza negazionista nei confronti dei cambiamenti climatici e il loro impatto, l’attenzione sulla lotta ai cambiamenti climatici va tenuta alta, sottolineandone l’urgenza. Ragion per cui ho trovato veramente interessante “LaudatoSì & Investimenti cattolici: energia pulita per la nostra Casa Comune” (Roma, 27 gennaio 2017) importante seminario – che ha visto la partecipazione di 25 ordini religiosi, di più di 30 Istituti internazionali del settore finanza e investimenti, e di rappresentanti di istituzioni e società civile – a sostegno del movimento internazionale Divestment che invita a disinvestire dai combustibili fossili combustibili per investire in energie rinnovabili (energia solare, eolica ecc.) ed economia verde.
Il movimento intende spronare la Chiesa e in particolare gli ordini religiosi (e gli investitori) a riconsiderare le loro strategie finanziarie: scegliendo fondi di investimento che non includano imprese sorde alla causa della transizione energetica, e prediligendo imprese che puntano sulle risorse rinnovabili (in Italia ha dato vita alla campagna DivestItaly). “Cambiare è indispensabile – ha sottolineato Gianfranco Cattai (Focsiv) – per il nostro Pianeta, per le comunità vulnerabili, per i nostri figli, per l’esistenza dell’Umanità”.
“Si può fare” – ha concluso da parte sua Andrea Stocchiero (Focsiv) – dopo la testimonianza di numerosi casi studi del mondo cattolico (presentati da rappresentanti dell’Università di Daylon, della Chiesa di Svezia del Consiglio mondiale delle Chiese, di Dignity Health, Franciscan Sisters of Mary, Economato Gesuiti canadesi e della Missionary society of St. Columba) – casi di impegno già concreto in tal senso – e dopo gli interventi di rappresentanti del mondo della finanza (FTS Russel, Wermouth Asset Management, Etica Sgr, e L&P Services) che hanno invitato gli investitori a essere consapevoli dell’impatto ambientale dei propri investimenti per potere poi agire di conseguenza.
“Le risorse – ha precisato il Cardinale Peter Turkson nella sua introduzione – dovrebbero essere utili per promuovere lo sviluppo economico e sociale e soddisfare i bisogni basilari, incluso l’accesso all’energia, affinché si possa ottenere delle ripercussioni positive sulle comunità locali, l’occupazione e l’ambiente. Abbiamo il preciso dovere di mettere in evidenza tutte quelle situazioni che sono inaccettabili ed intollerabili, bisogna decisamente mettersi al servizio del Bene Comune. Infine (…) dobbiamo ritornare ad un giusto equilibrio tra necessità basilari e bisogno indotto. L’Encliclica “Laudato Sì” indica i principi, le linee guida. Sta alle diverse Conferenze Episcopali farle proprie e adeguarle alle necessità reali delle diverse comunità del mondo in un grande lavoro corale che ha come fine ultimo il Bene dell’ Umanità”.
“L’Accordo di Parigi – ha enfatizzato Christina Figueres ex segretario esecutivo della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici – non mette in evidenza l’urgenza dell’agire, perché era necessario avere l’unanimità del consenso dei paesi. Ma comunque pone degli obiettivi su cui è necessario procedere speditamente…. Per il nostro futuro dobbiamo tener fede a tre modi di agire: tenacia, resistenza e collaborazione”.
“Transizione giusta (cioè muoversi a livello di decisioni di investimenti per creare opportunità economiche alternative) e lavoro dignitoso in un Pianeta vivo – ha rivendicato Alison Tate, sintetizzando la posizione della Confederazione internazionale dei sindacati – Servono riconversioni, e investimenti verdi da parte dei Fondi pensione (bisogna impegnarsi per rilevare dove vengono investiti i Fondi pensione!) e Piani aziendali in linea con l’Accordo di Parigi. Con contrattazione e dialogo sociale, bisogna porsi all’avanguardia delle trasformazioni industriali e della gestione delle conseguenze del cambiamento climatico, in coerenza con quanto deciso a Parigi. Bisogna puntare alla generazione di nuovo posti di lavoro, a diversificazione economica ( a livello regionale e comunale) e a un Piano sulle emissioni, se si vogliono evitare conflitti. I sindacati sono disposti a lavorare con comunità di fede e industrie per evitare il conflitto. E pensano ad alternative economiche, investimenti a lungo termine per infrastrutture e crescita sostenibile e verde, giustizia fiscale (cioè investimenti in aziende che pagano le tasse e che contribuiscono a creare posti di lavoro) e responsabilità sociale nei confronti delle zone soggette a cambiamenti climatici”.